Si era detto che i tedeschi sono senza misura, che devono sempre esagerare in un senso o nell'altro, ebbene, così come non era oggettivamente possibile accogliere tutti, così oggi inutile fare di tutta l'erba un fascio (ricorderete gli eccessi di zelo, la fila di macchine oltre confine, quella specie di Uber o di Airbnb, ma umanitario). La verità non sta mai nella realtà semplificata dalle campagne mediatiche o nelle occasionali vampate di isteria che infiammano il popolone, la verità è che c'è profugo e profugo (migrante e migrante), il benintenzionato come il malintenzionato, il gran lavoratore come il gran palpeggiatore. Ma insomma, che cercate nei profughi, l'occasione per sentirvi più buoni, per riscattarvi e lenire i sensi di colpa? Già la parola "migrante" contiene la sua buona dose di ipocrisia, che paiono stormi di beccacce minacciati dall'apertura della stagione venatoria ("emigrante" non sta bene, troppo vintage, ricorda le valigie di cartone e le quarantene ad Ellis Island). Sarebbe meglio non farsi abbacinare dai grandi ideali, garantirebbe più equilibrio, più obiettività.
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