Dove si trova, se si trova, la linea di demarcazione tra il buono e il cattivo, tra il lecito e l'illecito? Se lo domanda Remo Bodei in "Limite". Niente di nuovo sul fronte occidentale: rimpianto per quella coscienza del limite che presumibilmente informava la civiltà classica, rampogna sui rischi di un progresso senza limiti, sensibilità ecologica, necessità di porre un freno all'azione dell'uomo. In buona sostanza la filosofia che tenta di ritrovare una sua funzione aspirando a ruolo di guida etica. Ora, piaccia o non piaccia, il limite è un concetto storico, così come quello di buono e cattivo, di lecito e illecito. Destino vuole che caratteristica saliente della modernità sia quella di considerare come "buono" e "lecito" il continuo superamento del limite, questo superamento si chiama progresso, innovazione, ecc. Concetti mutuati dall'attitudine scientifica che hanno trovato un ideale terreno di coltura nel sistema ad economia di mercato. E' lo spirito del tempo. Per tanto che si brighi o si faccia per tentare di porre un qualsiasi limite invalicabile, l'uomo moderno percepisce intimamente il fatto che la sua forza consiste proprio nel trovare il modo di travalicarlo, l'unico limite consiste nell'impossibilità oggettiva. Ma di nuovo, anche l'impossibilità oggettiva, per i moderni, è un concetto in divenire, così come le vigenti regole della civile convivenza. Per porre dei limiti occorrerebbe quindi informare la modernità che travalicare il limite è sostanzialmente "cattivo", "illecito", "sbagliato", il che equivarrebbe alla sua autonegazione. Dove si trova, dunque, la linea di demarcazione tra il buono e il cattivo, tra il lecito e l'illecito? In nessun luogo preciso, in un luogo in divenire, similmente a un confine fra stato e stato, che a più potrà sembrare immobile e invece si sposta nello spazio al ritmo della lenta deriva dei continenti e in sommo grado alla velocità della rivoluzione terrestre (anche i classici, così attenti alla "giusta misura" e così scrupolosi del limite si muovevano loro malgrado al ritmo dell'inesorabile deriva storica del mondo antico). Dunque il libro di Bodei? Tanta cellulosa per nulla (alla faccia della coscienza ecologica).
Tutta questa pappardella per incuriosirmi sul libro di Bodei, di cui oltretutto non sapevo neanche l'esistenza. Che faccio lo compro? e se poi non ci capisco una mazza perchè va oltre il mio "limite" con chi me la prendo.
RispondiEliminaRisparmia soldi che la carta costa
EliminaSeguo il consiglio. Spero solo che non si sia offeso per il termine pappardella, non era certo mia intenzione.
EliminaNo, non sono così sensibile
EliminaQuesto mi è proprio piaciuto e in più mi capita di leggerlo al momento giusto (leggevo poco fa questa notizia che mi manda in pappa il cervello appunto per via dei "limiti" che la scienza non si pone. Come se gli scienziati fossero per definizione ultraumani, quindi esentati dal porsene...)
RispondiEliminaIn questo caso però il superamento del limite coincide con la speranza di guarigione, che rappresenta qui il criterio etico prevalente
EliminaNon sarei qui a scarabocchiare se in passato uno scienziato non avesse cercato di passare un limite.
RispondiElimina