venerdì 27 settembre 2013


Giunto a trent'anni, Zarathustra lasciò il suo paese e il lago del suo paese, e andò sui monti.

Zarathustra, lo avete presente? Puzzava come una capra. Per dieci anni dimorò nella sua caverna, presumiamo in compagnia del sole e dell'aurora, si cibava di bestioline, cacava in un angolino, la sua tonaca stava in piedi da sola. Quando ridiscese il monte e incontrò il pio vegliardo che già lo vide passare di lì dieci anni prima, questi ammise che effettivamente si era trasformato. Per via della folta barba e dei lunghi capelli, credo, e per via della tonaca. Quando Zarathustra gli comunicò che voleva portare un dono agli uomini, il vegliardo ricambiò con un pezzo di sapone: "Bada che essi sono diffidenti verso gli eremiti, prima fatti un bagno, guarda i testimoni di Geova!".

Giunto nella città più vicina, sita presso la foresta, Zarathustra vi trovò radunata sul mercato una gran massa di popolo: era stata promessa infatti l'esibizione di un funambolo. E Zarathustra parlò così alla folla: Io vi insegno il superuomo.

"E noi l'uso del sapone!" E la folla rise di Zarathustra. Zarathustra invece guardò con meraviglia la folla, poi così parlò: l'uomo è un cavo teso tra la bestia è il superuomo, un cavo teso controvento!

Delle tre metamorfosi.

1. Nutrirsi delle ghiande e dell'erba della conoscenza e a causa della sciolta soffrire la fame dell'anima. 2. Scendere nell'acqua sporca, purché sia l'acqua della verità. 3. Lavarsi i piedi.

Così parlo Zarathustra. Allora egli soggiornava nella città che è chiamata: "Vacca pezzata".

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