giovedì 23 aprile 2020

Le recensioni tardive: Dogman di Gomorrone

Prendi la storia del Canaro ma chiamalo Dogman per venderla meglio a Hollywood, l'avessi saputo prima non mi sarei nemmeno preso la briga di guardarlo. La gomorrea imperversa più del covid e non se ne vede la fine. Tutto fin troppo ben girato come in una serie di Netflix dove perfino lo squallore è ben pettinato e si mette in posa. Se da Tarantino's servono i niggers da Garrone's la specialità sono i terrones, in versione da esportazione, da mandare in sollucchero i critici del Guardian: "a movie with incomparable bite and strenght", tale una gricia. L'uomo civilizzato guarda alla ferina vita delle periferie e gli corre come un brivido lungo la schiena, come alla sessantaseienne dell'Adalgisa che gode internamente e a lungo a fabulare che un giorno le verrà incontro il maschio repentino e brutale col züff in süi oeucc, con il ciuffo sugli occhi, a strapparle i brillanti. Qui non ci sono ciuffi ma capelli a spazzola e giubbini dell'Adidas, tanto per attualizzare al presente. Si sarebbero potuti sparare anche subito ma ahimè c'era un film di mezzo da girare e s'è dovuta stiracchiarla per due ore. Bravissimo il dalmata, e come stava fermo.

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