giovedì 2 luglio 2015

Necessità

Devo rimettere ordine fra le mie cose e considerando lo spinosa questione della libertà sarei arrivato al punto di non considerarla come libero arbitrio ma come adesione alle necessità dell'essere, così è deciso. Ananke (Ἀνάγκη) più che libertas, uno a zero per i greci. Per esempio si dice "mi va di fare quello che mi pare", e quello che mi pare non è già autodeterminazione sciolta da qualsiasi legame (come se la decisione fosse un totalmente altro che proviene da un mondo fuori dal mondo) ma adesione alle intime necessità del proprio essere, così come emergono alla coscienza. Questo è quanto, cosa fatta, capo ha. Quanto al fatto se l'emerge alla coscienza di queste intime necessità sia o meno governato dal caso, chi può dirlo? I fatti ci si presentano con espressione imperturbabile da sfinge, ciascuno scelga a suo gusto e piacere (ma nell'argomento è già compresa la risposta). Si scriva sulla mia lapide (una lapide piuttosto grande) che di fatto viviamo alla mercé della necessità pur fingendo il contrario per il motivo che siamo costretti dalle suggestioni dell'io ad affermarci come individui coinvolti in prima persona e non già come semplici spettatori. Se ve lo dicesse la fisica ci credereste ma non riuscireste comunque a vivere se non da individui dotati di una vostra personale volontà, è necessario, nemmeno l'io voglio emerge per una libera decisione ma ce ne appropriamo volentieri per sentirci noi stessi in accordo con il senso comune e così sia.

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