Gli dei ci si presentano nell'Odissea nella placida agiatezza dei ricchi borghesi che amabilmente discorrono fra di loro di politiche aziendali, la loro ditta sono i mortali, e il capofamiglia, il commendator Zeus, non si esime dal lamentarsi della loro ingratitudine:
Ahimè sempre gli uomini accusano gli dei: dicono che da noi provengono le sventure, mentre è per i loro errori che patiscono e soffrono oltre misura.
Noi mandammo Hermes messaggero, dice il commendatore, ad avvisare Egisto di non unirsi alla sposa legittima del figlio di Atreo, ma quello ha voluto fare di testa sua ed ecco i risultati. Certo anche il commendatore, quando gli prende l'uzzolo, è dio di grandi passioni e non esita a pescare nel grande cesto delle sue sottoposte le più succulente primizie, ma egli ne ha la potestà, e il possesso brutale della femmina mortale è sempre da leggersi come la più alta forma di onorificenza.
Ma a questo punto prende la parola la figlia prediletta Athena, a cui il padre ha affidato il ramo sapienza, arti & mestieri e strategia in battaglia. Athena è l'unica dea che può concedersi qualche licenza con il padre, sapendo che con lui l'avrà sempre vinta. L'ha generata divorandone la madre, per cui in lei ha trasmesso tutte le sue sostanze. Athena dà certamente ragione al padre, ma ecco che c'è una questione che sottopone alla sua attenzione, c'è questo povero Odisseo, che sempre ha mostrato grande rispetto per il principale, che langue di nostalgia sull'isola di Ogigia tenuto prigioniero dalla bella Calipso, la ninfa dai bei capelli, figlia di Atlante che sorregge la terra. Zeus si dimostra subito accondiscendente nei suoi confronti, e approfittando della momentanea assenza del suo terribile fratello Poseidone, ospite d'onore presso un banchetto organizzato dagli Etiopi, maestri nell'arte del catering, ne approva il piano di salvataggio (Poseidone ha una vecchia ruggine con Odisseo, egli gli ha accecato suo figlio Ciclope e adesso fa di tutto per contrastarne il ritorno).
Veramente questa vicinanza degli dei olimpici alle forme della vita mortale, quasi una confidenza, è la cosa che più sorprende nei poemi greci, ma alla fin fine è la stessa volontà frustrata di potenza che genera gli dei e quella scimmiottatura della loro vita beata fra le nuvole che è la fede nel benessere terreno. Ma negli dei, che sono grandi, trova posto anche un'umanità quasi "cristiana":
Stranieri e mendicanti vengono tutti da Zeus, ciò che ricevono, anche se poco, è gradito. Allo straniero offrite, ancelle, da mangiare e da bere, fatelo lavare nelle acque del fiume, al riparo dal vento. (Nausicaa, che parla ispirata dal dio)
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