[proseguo con le metafore calcistiche] Ci sono certi allenatori avvolti nella loro aura di profeti come gli involtini nel burro che a un certo punto del "progetto", visti i risultati che non arrivano, la prendono sul personale: la società non ha mantenuto i patti, i giocatori non mi ascoltano, quando c'ero io qui era tutta campagna, se non c'ero io stavano ancora a farsi la doccia sotto le grondaie, ecc., personalità narcisistiche che non ammettono critiche e scaricano tutto all'esterno perché il loro ego ne risulterebbe altrimenti sommamente ferito, i periti la chiamano "sindrome di Fonzie", che non riusciva a pronunciare la frase "mi scuso, ho sbagliato, colpa mia". Voi sostituite pure la parola "allenatori" con "politici", "capiufficio", "colleghi" e "datori di lavoro" e vedrete come l'argomento continui a tenersi in piedi, perché si tratta di un topos, cioè non di un roditore, ma di un tema ripetuto che è la causa principale di un'infinità di inutili complicanze che avvelenano la vita dei cristiani (e anche quella di altre confessioni). ("io, io!... il più lurido di tutti i pronomi.", cit.). (in Brianza si diceva: "cià i me cic ca vù a cà", qua le mie biglie che me ne vado a casa, cioè mi sono offeso, mi porto via il pallone).
La prima regola del calcio è non prendere goal; la seconda regola, segnare un goal più degli avversari; terza, in ogni caso, non prendere più goal di quanti non se ne siano segnati a propria volta. Altra regola generale, se giochi contro una squadra palesemente più forte, non fare lo stesso gioco dell’avversario; se giochi invece con una squadra di pari livello, spesso è il caso a decidere la partita, oppure l’arbitro. Comunque ricordati che le partite si vincono tirando verso la porta avversaria, cercando di inquadrarla e sperando che un difensore non intercetti il pallone o il portiere non pari o devii il tiro. Se i tuoi giocatori si ostinano a tirare da 40 m, a meno che non siano dei grandi esperti di balistica o abbiano un gran culo, il più delle volte il tiro va fuori o viene parato agevolmente dal portiere. Se hai dei forti giocatori, il modulo di gioco conta relativamente; se hai dei mediocri giocatori, il modulo non conta niente o al massimo serve a limitare i danni. Se una squadra ha speso 300 milioni per acquistare le prestazioni dei propri giocatori e un’altra ne ha spesi 30, l’allenatore di quest’ultima squadra può essere anche un mago ma non potrà fare miracoli. Se invece il miracolo accade (e può succedere in una singola partita), vuol dire che questo allenatore si è trovato di fronte a un collega testa di cazzo, oppure a un arbitro con la stessa testa o a un disonesto (o entrambe le cose). Insomma, giocare a calcio non è come giocare a scacchi, anche se taluni allenatori lo pensano e credono di avere grandi meriti.
RispondiEliminaGrazie per aver spiegato al volgo il significato di topos.
Mi permetta di dissentire su un punto: spesso oggi anche ad avere buoni giocatori se non si ha una solida organizzazione di gioco, la squadra con giocatori meno di qualità ma ben organizzata può sperare di battere con regolarità l'avversario, altrimenti la nazionale italiana, o anche solo l'Inter o l'Atalanta, sarebbe spacciata a livello internazionale. Sulla prima parte mi trova d'accordo. (da ragazzo pensavo che topologia fosse una raccolta di Topolino)
Elimina