giovedì 16 marzo 2023

In caso di guerra

Se dovesse vincere la Russia ci si presenterebbe la necessità di dichiararle guerra e per l'occasione dovremo schierare l'artiglieria pesante, vale a dire le nostre batterie di missili intercontinentali. Certe meraviglie della tecnica non sono fatte per restarsene chiuse in un buco scavato nella terra, hanno bisogno di prendere aria, di correre e sudare, come i cani da caccia. Ricordo l'impressione che mi fecero quelle montagnette perfettamente lenticolari che spuntavano come mammelle in mezzo ai prati della base missilistica di Zelo-Ceneselli, Rovigo, quando da giovane mi recai lì per un'esibizione di ballo. Dismessa nel 1998, la base era sede del 79º Gruppo IT (Intercettori Teleguidati) e distava pochi chilometri da casa mia. Erano "batterie missilistiche schierate principalmente nel nord-est, con lo scopo di contrastare gli attacchi provenienti dai paesi dell'ex-patto di Varsavia". Per la cronaca, quella sera mi feci prendere dall'emozione e sbagliai tutte le figure del paso doble. Anni dopo venni a sapere che in quella base prestò servizio militare un mio compagno di scuola, come barman. La guerra è un affare così grosso che al solo pensarci provo un grande senso di inadeguatezza, non so nemmeno come si fa ad accoppare un cristiano, anche se ortodosso. Forse potrei sorprenderne uno alle spalle tirandogli una padellata in testa, tuttavia hanno sempre quei maledetti elmetti che rischiano di graffiare il fondo antiaderente, e una volta graffiato non si possono più riutilizzare, c'è scritto nelle istruzioni, tocca buttarle. Forse a frantumargli le rotule con i pestacarne, soffocarli con una polpetta di riso, ma anche lì avranno delle protezioni, se le inventano tutte 'sti maiali. No, l'unica è nascondersi, se uno non può rendersi utile meglio lasciar fare ai professionisti, la guerra non è affare per signorine.

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