giovedì 28 luglio 2022

La nevrosi di sinistra

Era una sorta di autocompiacimento, un risarcimento per la nostra poca autostima, che portava noi uomini di sinistra (I used to be leftie) a sentirci almeno dalla parte giusta della storia. Ciò comportava che, a fronte di una dichiarata avversione per il moralismo di stampo conservatore, finivamo per essere moralisti di stampo progressista. C'è un vignettista su Twitter che è l'epitome di questa Zeitgeist dell'uomo di sinistra: un distributore automatico di patenti di cretino e di minorità mentale (minorità = condizione di inferiorità); fatto salvo il suo razionalismo di maniera, ateismo chic, il resto del mondo è un consesso di dementi sragionanti e privi di capacità di intendere e di volere che concorrono alla rovina del genere umano, così faticosamente educato dall'azione pedagogica degli illuminati e raziocinanti uomini di sinistra. Egualitari per principio, il loro giudizio sugli uomini si riduce a un continuo marcare la distanza fra loro e gli altri, dove gli altri sono chi non la pensa come loro. Di questo atteggiamento sottilmente razzista, anzi, più perfidamente razzista, più introiettato, più portato ad irrancidire e farsi fiele, l'uomo di sinistra è il primo esperto e il più riconosciuto maestro.

Bisognerebbe guardarsi dal far torto più ancora che dal subirlo: quest'ultima cosa ha infatti il conforto della buona coscienza, della speranza in una vendetta, nella compassione e nel consenso dei giusti, anzi dell'intera società, che teme chi compie il male. — Non sono pochi gli uomini versati in quel sudicio raggiro di sé stessi consistente nel volgere il proprio torto in torto altrui, […] per potere in tal modo portare molto più facilmente il proprio peso.»

F. Nietzsche, Umano, troppo Umano.

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