Ammetto che della supercazzola di Grillo sul fine vita e sui radicali ci ho capito poco, scrive male come pensa, Grillo, ma qualcosa si è capito aldilà delle perifrasi e delle circonlocuzioni abborracciate: i radicali hanno troppe certezze sulla morte, sfoggiano una superiorità morale e un sicumera tale sull'argomento che si meritano la fine che hanno fatto, i radicali sono dei becchini che menano sfiga, dove c'è morte c'è radicale, i radicali sono sciacalli che speculano sulle disgrazie per raccattare un po' di voti fra i disabili, gli omosessuali, i divorziati e le coppie di fatto, disgraziati e minus habentes di vario genere e natura. Loro invece non hanno certezze perché "c'è una libertà di pensiero assoluta nel movimento" (e qui giù a ridere o a piangere, ad libitum). Me lo sono letto tutto il pezzo, che non si dica che come nel caso di Report facciamo polemica senza nemmeno aver guardato la puntata, di questi tempi occorre essere puntigliosi. Di più, l'articolo, a firma Beppe Grillo, me lo sono pure salvato e stampato ad imperitura memoria. Vi risparmio la parte sul medico che crede di sapere e invece non sa nulla sulla morte perché ha troppe certezze (non ci ho capito nulla), il finale recita così:
Gettare un mistero in
mano a gente di quella fatta e gettare perle ai porci non è tanto
diffferente, ne quella gente, nei i porci, sanno fare di meglio, con
quelle perle, che guarnire una versione kitsch e nazionalpopolare di
una questione che riguarda il nostro intimo più di qualsiasi altra.
Una questione che, però, intima non può restare dal momento che è
regolamentata e gestita dallo stato. Così non abbiamo
permesso che il non poter definire la morte in se si sia trasformato
in un caos alla radicale maniera; oggi così simile al modo in cui
trattano le questioni moltissimi parlamentari che si sono nascosti
dietro improbabili atteggiamenti morali in cerca di un autore
politico a cui asservirsi.
(Ma come cazzo scrive? Va be', soprassediamo). Riassumendo: noi non siamo come i radicali che della morte ne fanno un carnevale (il riferimento al kitsch, per il "nazionalpopolare" non comprendo), i radicali sono un po' come dei porci a cui non si possono gettare le perle del mistero della morte (per quello ci sono gli amici di Avvenire), i radicali che si nascondono dietro improbabili atteggiamenti morali (improbabili?) in cerca di un posto nelle liste del PD, ho capito bene? Quella di strumentalizzare le disgrazie è una vecchia accusa che si muove ai radicali, per conto mio penso a chi, come Welby e Antoniani, ha scelto deliberatamente di farsi strumento politico per testimoniare alla luce del sole la propria libertà negata, e il resto sono cazzate.