martedì 4 aprile 2017

Pragmatismo (2)

William James (1842-1910): il significato di un concetto è la conseguenza che esso produce. Anni fa, quando entrai in depressione, il significato delle mie azioni mi sfuggiva e per risolvere il problema nel senso più pratico decisi di non badare tanto alle intenzioni che si nascondevano dietro all'atto quanto ai suoi possibili effetti, in modo da misurarne il valore nel concreto e non fare sciocchezze, non passare per matto: giudicare le azioni per quel che fanno e non per quel che sono. Ero un pragmatico ante litteram, mi ero dato un'etica. Non è un'idea tanto peregrina. Sempre James: le dottrina metafisiche devono essere giudicate per le conseguenze che implicano. Se parliamo di dottrine metafisiche che intendono fare da guida agli uomini e da balia alla società, allora sì, più che d'accordo, quando le metafisiche rimangono invece racchiuse entro il discorso astratto, così da poterle rimirare in controluce e come pietre iridescenti, allora vale tutto. Io stesso non vado a proporre il non volere al mondo come panacea di tutti i mali, e questo perché? Perché sono un pragmatico e comprendo bene che non è una ricetta per tutti, solo per i casi più disperati.

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