sabato 26 ottobre 2013

Ich mußte also das Wissen aufheben, um zum Glauben Platz zu bekommen.

Siamo davvero sicuri che per opporci con i giusti argomenti all'antiquato oscurantismo religioso dobbiamo per forza di cose ridurci a un mucchietto di carne incidentalmente fresca finché ci è concesso dal caso o almeno finché regge la pompa (e per giunta andandone anche fieri)? Questo mi domandavo. Negare il fondamento temporale delle religioni è un gioco da ragazzi, più difficile pretendere di confutare una fede. Guardavo oggi un video della compianta Margherita Hack ospite di Bruno Vespa e la critica che con il solito piglio tentava di muovere ai credenti: la fede è un'illusione indotta dal cervello. Bene, ma chi ci può garantire che non sia un'illusione indotta dal cervello anche la fiducia nei progressi della tecnica o nel materialismo scientifico in generale? Che non ci siano gli angeli con le trombe ad attenderci dopo la morte e che Dio non vesta di una tunichetta bianca potrebbe risultare facile da comprendere anche al meno adulto fra i cattolici, il problema vero sorge quando si tenta di affidare le proprie certezze alla scienza caricandola di una equivalente aspettativa di verità. Guardo con sospetto all'UAAR, mi pare un tentativo di opporre a un ottuso dogmatismo un'altrettanto inflessibile rigidità di pensiero facendosi scudo della razionalità, la quale è per alcuni razionalisti come lo spirito santo per i credenti. La fede è essenzialmente volontà. Se uno, ad esempio, vuole farsi un tatuaggio, inutile metterlo in guardia sulla tossicità degli inchiostri o sulla possibilità di beccarsi l'epatite (la becchi anche dal dentista), la volontà vuole e la fede è volontà di credere. Una volontà non si può estinguere per delibera del tribunale della ragione, una volontà si estingue solo quando vengono meno i suoi presupposti. E se il presupposto della fede è la volontà che vi sia un Dio che ci accolga fra le sue braccia dopo la morte, un Dio che ci garantisca un senso sia qui, su questa terra, che nell'aldilà, capirete anche voi che la fiamma della fede non si potrà mai estinguere almeno finché siamo mortali. Il mio consiglio è allora di affrontare il problema continuando ad instillare quanti più dubbi possibili fra i credenti piuttosto che colpire il nemico frontalmente con l'arma della razionalità, la quale, per il credente, non potrà che sortire l'effetto di un piccola punturina d'insetto avvolto com'è nella sua nuvoletta di repellente spirituale, non trovate? L'agnosticismo è una maieutica che va condotta con finezza.

1 commento:

  1. Sono socia UAAR da una decina d'anni, leggo quasi tutti i post del blog "A ragion veduta" e parecchio di quello che viene pubblicato dall'associazione: il taglio è decisamente laicista (http://www.uaar.it/uaar/). Io, per esempio, sono poco o punto interessata a discutere di fede e guardo con un discreto stupore i "dialoghi" tra Bergoglio/Scalfari/Oddifreddi. Per quel che mi riguarda, si può essere cattolici, induisti, atei, pastafariani e via di seguito, poi ci si trova intorno a un tavolo e si concordano le regole di convivenza comuni. Regole che non discendono da un dio a caso dei circa duecento attualmente creduti.
    Poi sono anche ferocemente anticlericale, ma questo te lo racconto un'altra volta :)
    Buon sabato

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