mercoledì 17 agosto 2022

Je ne regrette rien

La prima volta che andai a votare il PCI era già sparito, nemmeno la soddisfazione di votare per gli operai, mi toccò ripiegare sulla gioiosa macchina da guerra. Se aggiungiamo che quell'anno l'Inter arrivò 14° a un punto dalla retrocessione pur vincendo la sua seconda Coppa Uefa, si capisce l'altalena di emozioni cui fui sottoposto fin da principio, un imprinting che mi segnò per il resto della vita. Quel PCI, a guardarlo adesso, era una balena rossa bacchettona e tronfia, moralista da far schifo, roba che oggi risulterebbe indigeribile perfino a Fratoianni, ma eravamo credenti. Insomma, fin da ragazzino ero comunista pur essendo un valido prodotto dell'imperialismo, avevo il Phonola MSX e cantavo Vamos a la Playa (oh-ohohohoh). Ogni tanto passava una macchina con gli altoparlanti: "Avanti popolo, alla riscossa, bandiera rossa, bandiera rossa...", tipo il furgone della lavanderia, che però suonava il liscio. Il vecchio prete era morto, c'era Don Tonino che era rimasto affascinato dal '68, tutto l'occidente scivolava verso il relativismo, il pensiero debole era il must del momento. Ho fatto la prima comunione in tunichetta, sembravamo tutti dei chierichetti, ripensandoci sarei potuto finire benissimo a servire messa, sembravo un angelo, se mi sono salvato è solo per via della mia fobia sociale... Poi il comunismo finì perché anche gli operai vestivano El Charro. Oggi non vado molto fiero delle mie scelte politiche, ma è come per la musica, ascoltavo gli Europe.

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