sabato 9 giugno 2018

Le rivoluzioni di oggi sono le restaurazioni di domani

Diego Fusaro si rifà al suo maestro Costanzo Preve, il quale, attraverso un’idealizzazione sistematica del pensiero greco, predicava la teoria del giusto limite. I greci, diceva, conoscevano la legge dell’equilibrio, sapevano quando fermarsi, mentre il capitalismo brama il profitto infinito, cattivo.

A parte che Diego, da hegeliano, dovrebbe sapere che la storia procede per accumulo infinito di tesi e antitesi, ma se ne ricorda solo quando gli fa comodo. Secondo: i greci predicavano il limite perché non possedevano ancora i mezzi per superare quel limite. Il senso della dominazione delle cose è stato evocato proprio da loro con l’idea dell’ente che si crea e si distrugge. Terzo: la pulsione a desiderare di più di quello che si ha è irriducibile, non si può obbligare gli uomini a darsi un limite, specialmente quando sanno che questo limite si può concretamente superare.

Il capitalismo non è un male assoluto, questa è una visione puerile, è la conseguenza naturale del nostro modo di pensare le cose: se sono a nostra disposizione, non si vede perché dovremmo lasciarle in pace, ma i rivoluzionari la pensano allo stesso modo dei capitalisti, che il mondo è trasformabile (creazione/distruzione) secondo volontà, è per questo che tutto si muove e la rivoluzione di oggi ridiventa la restaurazione di domani.

Se non capiamo questo ce lo meritiamo Fusaro.