domenica 13 ottobre 2013

Impossibile agire diversamente da come si agisce, vale a dire che è impossibile vivere diversamente da come si vive, o ancora, impossibile prendere decisioni diverse da quelle che si prendono. Tautologia? No, rigoroso realismo. Non si è mai visto su questa terra accadere qualcosa diversamente da come accade, che alle spalle di un fatto che accade vi sia una legge naturale che ne garantisce l'assoluta arbitrarietà ("poteva accadere o non poteva accadere"), è una forzatura, o un assunto che non può essere provato sperimentalmente né falsificato, quindi privo di valore scientifico. Per questo non mi devo sentire in colpa nel pensare che tutto accade secondo destino, mi sento più sollevato, la fortezza stoica è inespugnabile.

6 commenti:

  1. permettimi di dirti che hai torto. confondi ciò che accade secondo il caso e ciò che avviene secondo necessità. ciò che riguarda il singolo e ciò che appartiene all'insieme. visto che tu piace la filosofia, mi permetto quanto segue:

    dice Hegel:

    “Il casuale ha un motivo, perché è casuale”: vuol dire che nulla avviene senza motivo (legge). Ma poiché il motivo (legge) determina il reale solo come possibile (che può accadere o non accadere), il motivo (legge) appare anche nel casuale (nella dinamica dell’accaduto).

    “Il casuale, in pari tempo, non ha motivo alcuno, perché è casuale”. Infatti, in quanto casuale, può accadere o non accadere, e ciò che realmente accadrà, cioè l’essere o il non essere, non ha motivo (legge) alcuno.

    “Il casuale è necessario”, vuol dire che nel fuggevole e nell’irripetibile compare per necessità il permanente e il duraturo (le leggi), ma solo casualmente.

    “La casualità è la necessità assoluta”, per ciò che è già stato detto, ossia che senza casualità tutto ciò che è irripetibile e transitorio sarebbe invece necessario. Solo nella forma (nel modo – nelle leggi – in cui avviene) della casualità il necessario è assoluto.

    poi, secondo necessità, un brodino.

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    1. Ma, mi domando io e si domandava qualcun altro, quello che può accadere e non accadere, cioè la pura potenza di un atto (per dirla aristotelicamente), esiste realmente o è solo qualcosa di apparente? Quello che appare nell'esperienza, se vogliamo attenerci all'empirico, è solo un atto che accade, la potenza di quell'atto, cioè il possibile, o il casualmente possibile, è un contenuto della mente e non dell'esperienza, la quale ci mostra sempre e solo l'atto. La potenza non si mostra nell'esperienza, il possibile è metafisico. Nulla vieta dunque di pensare che sia proprio il possibile a non esistere di fatto e che ogni atto accada secondo stringente necessità (non "può accadere e non accadere", ma "non poteva non accadere").

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    2. il possibile è metafisico?

      come ben sai, la dialettica di Hegel è qualche pagina dopo la dialettica formale di Aristotele, il materialismo dialettico più in là ancora, e io ti voglio bene lo stesso

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    3. Ennò? Il possibile è pura metafisica, non lo sperimento materialmente, credo spesso che via sia una possibilità dietro ad ogni fatto che accade ma chi lo sa se è veramente così. Qui si parla di possibile in quanto possibilità che una cosa sia o non sia contemporaneamente, il che può essere certamente un contenuto del pensiero, ma praticamente impossibile nella realtà fenomenica.

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    4. Prendi il dado (non quello per fare il brodo), prima di essere lanciato quel dado può esprimere potenzialmente tutte le sue facce, potenzialmente il suo valore è sia 1, che 2, che 3, che 4, che 5 e che 6 contemporaneamente. Ma quando il dado esprime il suo valore, ne esprime sempre e solo uno. Chi ci può confermare che esiste realmente lo stato potenziale del dado? La potenzialità è solamente una convenzione utile a soddisfare un certo modello di realtà.

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    5. Direi che, tranne per gli apologeti del materialismo dialettico, non ci sono, o per lo meno non si intravedono, risposte soddisfacenti. E se si rispolverasse il Wittgenstein dei giochi linguistici? Neanche lui ha le risposte, ben inteso, ma è rinfrescante.

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