domenica 29 gennaio 2012

Le tentazioni dell'allibratore


Stavo leggendo di Blaise Pascal, l'esimio scienziato, geometra e fisico di prim'ordine, tant'è che ne ritroverete traccia un po' ovunque, dai teoremi della matematica e della geometria, all'unità di misura della pressione passando dai moderni linguaggi di programmazione (omaggio postumo), inventore poi della pascalina, una rudimentale calcolatrice meccanica che risultò in seguito così utile agli esattori delle tasse. Si narra che Pascal smise di fare lo scienziato per dedicarsi con maggior impegno alla filosofia in seguito a un incidente di carrozza: correva l'anno 1654 quando sul ponte di Neuilly si ritrovò in bilico sul parapetto con i cavalli penzoloni sull'acqua, dall'incidente ne uscì praticamente illeso nel corpo ma profondamente segnato nello spirito. Il tutto sfociò in quella crisi mistica che lo portò ad abbracciare la fede cristiana ed entrare nella setta dei giansenisti, allora impegnati in una rognosissima disputa con i gesuiti. All'occhio di un senzadio privo dell'adeguato esprit de finesse potrà sembrare questa repentina conversione una sorta di arretramento dell'intelligenza del grande scienziato di fronte alla paura dell'ignoto, ma non è così, perché la fede è un moto ellittico dell'animo che non si può misurare con il goniometro e Dio un concetto troppo astratto per sperare di poterlo confutare con il solo strumento della ragione (anche se per dovere di cronaca va precisato che alla sua morte l'autopsia evidenziò dei non meglio precisati danni al tessuto cerebrale, forse nell'incidente aveva sbattuto la testa o forse era Dio che tentò di mettersi in comunicazione con lui). Dato fondo a una vasta serie di geremiadi esistenziali, Pascal giunse poi a formulare, complice una serie di studi sul calcolo probabilistico, quel celebre argomento in favore della fede degno di un allibratore che voglia convincere il malcapitato a puntare tutto il suo patrimonio sull'anello ai Charlotte Bobcats (W 3, L 18, % 0.143): è difficile che Dio esista, ma conviene scommetterci poiché in caso di vittoria avremo puntato un bene finito (la vita mortale) per guadagnarne uno infinito (la vita eterna). Tenete presente che alcuni siti di gioco d'azzardo attribuiscono a Pascal l'invenzione della roulette. Non fidatevi di lui, non consegnategli i soldi che siete comunque già destinati a perdere, spendeteli in donne, se Dio è davvero così buono, ci potete scommettere, saprà di certo perdonarvi qualche scappatella (gesuita docet: conviene sempre vivere da peccatori e giocarsi tutto all'ultima mano).

4 commenti:

  1. Ma come la metti con la logica diabolica che inchioda Guido da Montefeltro (Inf. XXVII), la quale sostiene che
    «né pentere e volere insieme puossi
    per la contradizion che nol consente.»?

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  2. Tutto sta a credere nell'inferno, e poi scusa, il giudice è Dio, mica il Diavolo

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  3. Nessuno se ne era accorto, siamo tutti ignoranti qui

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