martedì 10 ottobre 2023

A esprimere oggi dei giudizi sul conflitto israelo-palestinese ci si sente vintage come una radio a transistor, si è persa finanche la memoria delle cause, c'è gente che proprio non ne sa nulla e a domandarglielo fa la faccia sbigottita, come se fosse chiamata a spiegare i principi della meccanica quantistica (il cui funzionamento, fra l'altro, è più comprensibile). Non conviene davvero ficcarsi in questo ginepraio, al solo esprimere un giudizio di parte si finirebbe per essere risucchiati all'istante nel 931 a.C., ai tempi della morte del Re Salomone, quando le province del nord e del sud si separarono e un pezzo del regno di Israele confluì nel Regno di Giuda, confinante a ovest con la striscia delle città-stato filistee (Gaza, Ashkelon, Ashdod). Bisogna avere proprio la passione per le questioni bibliche o essere degli impenitenti attaccabrighe per stare ancora a sbatterci la testa, l'unica via di uscita sarebbe la dimenticanza dei torti e delle divergenze culturali, che vedono solo i contendenti, accecati come sono.

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