sabato 19 febbraio 2022

Il Donbas

Gli Stati Uniti che ci ammoniscono sulla pericolosità di Putin sono l'esempio del bue che dà del cornuto all'asino, come se gli Stati Uniti muovessero guerra per motivi umanitari e non creassero Stati satelliti e aree di influenza, ma lasciamo stare. Duemila anni di letteratura e siamo di nuovo tornati a esprimerci con concetti semplici da guerra fredda: russo/male/cacca; america/bene/cioccolato. Quando una cosa seria come la guerra cade nelle mani dei notiziari e degli organi di stampa lo smerdamento è assicurato: non c'è più niente di vero, tutto è verosimile, fonti dell'intelligence riferiscono, immagini satellitari evidenziano, alla fine tutto va per conto suo. Guerra di posizionamento, con l'Ucraina che guarda alla Nato e Mosca che fa perno sulla presenza russofona e sui referendum per l'indipendenza, vai a capire quanto e se legittimi, quanto e se eterodiretti. Non oso oltre e lascio alla geopolitica. L'Europa, in tutto questo, pensa al gas: "se pure chiudessero completamente le forniture, per questo inverno in Europa saremmo al sicuro", assicura von der Leyen, dopo cominceremo a bruciare le sedie, e finite quelle i pannelli della transizione ecologica. (Il Donbas, il bacino del fiume Donets, tributario del Don. Prendo nota perché altrimenti lo associo alla spigola, "bass" in inglese).

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