venerdì 18 febbraio 2022

Dum spiro, spero

Quando un governo ha il fiato corto lo si intuisce da tante piccole cose, la prima è una certa uggia nel raccontarne le gesta che prende anche gli organi di stampa, perché a tutto c'è un limite, anche alla pazienza, e a continuare per più di un anno a produrre a ciclo continuo agiografie dei santi si finisce per averne fin sopra i capelli. Questo governo ormai governicchia, il centro del potere sta sopra di lui, in un luogo fra Quirinale e una certa convergenza di interessi che lentamente si sposta altrove smottandogli il terreno sotto i piedi. Da quando abbiamo eletto il nuovo Presidente è cambiato tutto, pare quello di prima e invece è un altro. Dicono di un Sua Competenza arrabbiatissimo, ma si vede anche dalle risposte che dà ai poveri cronisti messi lì per alzargli la palla e farlo schiacciare: lei non sa chi sono io, cosa credi, ci metto niente a trovarmi un altro mestiere, io. Forse che in un momento di megalomania abbia risposto male a qualcuno che conta? Insomma, partito De Gaulle, finito Andreotti V, ma con meno savoir-faire. 

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