domenica 19 settembre 2021

Un giurista

 Atteniamoci al Fatto, nel senso del giornale: 

“È giusto che ci sia un confronto sereno, serio, in Parlamento. Non voglio far pesare la mia opinione personale: da giurista e da cattolico mentre non ho dubbi che esista un diritto alla vita, perno di tutti i diritti della persona, dico che è da dubitare ci sia un diritto alla morte. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte a Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi, in un’iniziativa organizzata da Affaritaliani.it.” Esiste un diritto all’autodeterminazione per cui scelgo le mie cure ma scegliere di essere avviato alla morte e chiedere l’ausilio di personale qualificato può essere un po’ dubbio”

Non esiste un diritto alla morte. Non si intende qui il diritto di dare la morte all'altro, senza il suo consenso informato, diciamo, si intende il diritto di decidere sulla propria. Da giurista e da cattolico, dice, questo diritto non esiste, e premette: non voglio fare pesare la mia opinione personale, e mentre lo dice, in pratica, lo fa.

Ogni diritto esiste nella misura in cui lo si fa valere, anche i peggiori fra i diritti, anche quelli che non ci piacciono. A meno che il giurista, da cattolico, non intenda che esistano dei diritti naturali, posti come inviolabili dal Creatore. Eppure in natura tutto muore, se non morisse, non potrebbe funzionare. Deve essere chiaro che i diritti sono delle convenzioni stabilite dagli uomini, se al giurista questo non è chiaro, allora ci muoviamo su piani diversi.

Se un medico vuole obiettare, dunque, obietti, ma che il diritto, una volta stabilito, sia comunque praticabile. Può andare bene per il giurista o il diritto non è praticabile, a monte, per ragioni di principio che vanno a precludere la possibilità di reclamare anche solo quel diritto? Perché se è questo che si intende allora abbiamo un grosso problema con questo giurista.

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