Ci tenevo a ribadire che Putin è persona stimabilissima, è un brav'uomo, veste elegante e che la Russia è il più grande paese del mondo (17 098 242 km²).
sabato 28 febbraio 2015
Oltrepassare
Tanto per ricollegarmi al post precedente, si pone un'annosa questione: come facciamo a confutare l'esistenza di Dio? Sempre che dobbiamo confutarlo per forza. Gli atei generalmente sono molto sensibili al problema della persistenza del male: per esempio, come può esistere un dio che permette che muoiano degli innocenti? Non è argomento inoppugnabile in sé, è noto che un dio onnipotente avrebbe ben diritto di richiamare a sé le sue creature e che la vera misura del bene e del male, in ultima analisi, non sarebbe nella disponibilità dell'uomo, il quale non sarebbe altro che plastilina nella mani del demiurgo. Oggi come oggi più facile negare l'autorità religiosa e la sua pretesa di farsi guida morale, rimane però intaccata la questione ultima dell'eventuale esistenza di un dio, nella sua forma spinoziana, deista, hegeliana, personale e via dicendo. E infatti un qualche dio persiste pur sempre anche nella civiltà secolarizzata là dove si annida la possibilità della sofferenza e dell'annientamento (ma pure nella disinteressata contemplazione del cosmo), poiché non è bello soffrire, non è bello sparire per sempre da un momento all'altro. Gli atei si costringono eroicamente a negare ogni speranza, questo fa loro onore, rimane un bel gesto, ma può il bel gesto ergersi a verità incontrovertibile? Non si capisce bene su che basi. Perlopiù, io dico, si tratta invece di passione 'sportiva', di questioni personali fra l'ateo e il devoto. Penso dunque che possiamo lasciarci alle spalle la questione dell'ateismo come inessenziale, i vari Odifreddi con le loro solide certezze scientifiche (come se si potesse confutare per via scientifica qualcosa che non si mostra per via empirica; nel caso di Spinoza, per esempio, dio sarebbe lo stesso esperimento che osserva impassibile l'ingegnoso tentativo di confutarlo) e i vari chierici di ogni ordine e confessione con la loro pretesa di legislazione universale: se abbiamo sempre meno bisogno di un dio, avremo via via sempre meno bisogno degli atei (la secolarizzazione, la destinazione alla tecnica, è un nemico ben più inesorabile).
Si Deus est unde malum?
Dice che la chiesa di Sant'Antonio Abate, la chiesa dei crociati*, sta cadendo a pezzi, proprio adesso che avremmo così bisogno di accendervi un cero. Al contrario, dico io, non è degrado ma un'opera d'arte, il sublime sgarrupato, come nei quadri di Gerolamo Induno. E poiché l'estetica è madre dell'etica, c'è pure il risvolto morale: nel muro che si scrosta, nel soffitto che crolla, la testimonianza di tutte le povertà del mondo (è un segno della provvidenza). Dunque perché ti danni l'anima, perché t'indigni, se nel tempio opera incontrastato lo Spirito Santo?
mercoledì 25 febbraio 2015
Cellular Automata
[Tiè, beccateve 'sto pippone]
E' da un po' che volevo parlare di questi famosi (si fa per dire) automi cellulari. In effetti, quando si parla di filosofia digitale (e qui si potrebbe azzardare pure un "ontologia"), non si può prescindere dal considerare anche questi curiosi costrutti teorici che pure avrebbero l'ambizione di porsi a fondamento della realtà. Un esempio già abbastanza complesso di automa cellulare è il seguente:
Trattasi di oscillatore di periodo 8 (perché si ripete uguale ogni 8 passi), altrimenti detto Galassia di Kok. Non vi sfugga il fatto che con la diffusione dei tabelloni luminosi, della grafica digitale e dei videogames siamo praticamente circondati da questi curiosi esserini quasi senzienti che oramai si fanno largo nel mondo con l'ottusa pervicacia delle colture microbiche. Alla base dell'automa cellulare c'è un'idea molto semplice: creare strutture complesse e autogeneranti partendo da un minimo di regole iniziali. Si stende una griglia, si pongono due stati possibili (casella piena, casella vuota), e poi si danno delle regole di sviluppo. Si formano così delle strutture autogeneranti partendo da due soli stati, I/0, vale a dire logica binaria, che vale a dire computer, quindi realtà digitale.
Quello che stupisce negli automi è la loro straordinaria capacità di riprodursi e di ripetersi, cioè tornare allo stato iniziale dopo una certa serie di passi, partendo da regole semplici ed eventualmente poste a caso. Altri si ripetono sempre diversi all'infinito (problema interessante connesso a quello della fermata), altri ancora si interrompono dopo pochi passi. Ulteriore motivo d'interesse è la loro capacità di generare l'illusione del movimento e quindi della vita.
Detto questo, ci volle davvero poco perché gli automi cellulari, da semplici e astratti passatempi per pionieri dell'informatica, spiccassero il volo verso la realtà vera e propria. Ci fu infatti chi azzardò l'ipotesi che la natura stessa procedesse attraverso la creazione di automi cellulari, per esempio il famoso broccolo romanesco o la livrea di certe conchiglie quando non la stessa pelliccia di certi felini, e ancora la struttura dei cristalli, lo sviluppo dei microrganismi, la forma delle galassie e così via.
Detto questo, ci volle davvero poco perché gli automi cellulari, da semplici e astratti passatempi per pionieri dell'informatica, spiccassero il volo verso la realtà vera e propria. Ci fu infatti chi azzardò l'ipotesi che la natura stessa procedesse attraverso la creazione di automi cellulari, per esempio il famoso broccolo romanesco o la livrea di certe conchiglie quando non la stessa pelliccia di certi felini, e ancora la struttura dei cristalli, lo sviluppo dei microrganismi, la forma delle galassie e così via.
Da un certo punto di vista la cosa parrebbe anche ovvia, almeno da quando s'è fatta largo l'idea che alla realtà ricca e diveniente corrisponda un substrato di natura matematica ("il concetto di matematica come realtà platonica esistente a prescindere dalla realtà fisica"). Ma la novità vera sta nell'azzardare che, dato che la realtà non sarebbe continua bensì discreta, fatta essenzialmente di quanti e di particelle, la natura ultima della realtà è essenzialmente digitale, l'universo sarebbe del tutto simile a una gigantesca macchina computante in cui gli automi cellulari costituiscono il plesso teorico (e non) fondante e fondamentale.
Dunque, quell'esserino in alto che vedete dimenarsi apparentemente senza sosta sarebbe stato creato da un insieme di automi cellulari più complessi quali quelli organici che compongono il nostro corpo e la nostra mente, automi che creano altri automi, diversi livelli di realtà e di coscienza, incastrati gli uni dentro gli altri come matrioske, e la domanda sorge spontanea: chi ha posto le regole iniziali dell'universo? L'ateo dice: si sono generate da sole, da un insieme di regole fisico-matematiche relativamente semplici che hanno poi dato origine a questa vasta complessità autogenerante (l'universo come automa definitivo che contiene tutti gli automi possibili). Il credente ribatte: E' Dio il grande creatore, il primo motore, il programmatore immobile (del resto, se Dio non si mostra, impossibile confutarlo per via empirica, e allora basterebbe mettersi d'accordo su cosa si intende per Dio: se Dio è logos e cioè l'insieme delle regole che danno vita all'universo autogenerante, allora anche gli atei diventerebbero deisti d'ufficio).
martedì 24 febbraio 2015
Appello ai cittadini
La mia indifferenza verso tutto e tutti sta raggiungendo livelli di guardia, facciamo così: visto che in questo momento penso che non valga la pena di scrivere di nulla in particolare, venitemi incontro, datemi voi qualche idea e ve ne sarò grato, stimolatemi, risponderò a tutte le vostre domande, dai metodi migliori per smacchiare i capi delicati al destino ultimo dell'occidente.
domenica 22 febbraio 2015
La forza del destino
L'eroe della resistenza greca l'ha presa male, dice che Tsipras ha calato le brache, che è un traditore del popolo, nientemeno. Massimalista è dir poco. Ma, buon Dio, qui non si tratta di ammainare la bandiera nazista sul Partenone, questa è una guerra condotta con altri mezzi, non basta troncare con la comunità economica in nome della Libertà, come si trattasse di metterci ancora del sentimento piuttosto che un po' di sale in zucca. Qui tutto è correlato, cadesse uno spillo a Francoforte fallisce una banca a Salonicco, il pesce puzzava dalla testa e nemmeno un passaggio forzato all'economia pianificata potrebbe migliorare le cose. Oggidì non c'è miglior argomento per spegnere gli ardori pre-elettorali e le mirabolanti dichiarazioni di guerra dei rivoluzionari in carriera che la realtà dei conti dello Stato, e vedi come ritornano agnellini anche i leoni che facevano sfoggio della loro bella criniera.
"le banche fornivano liquidità immediata ai governi in cambio di rimborsi futuri, e questi debiti venivano omessi dai bilanci pubblici". Un esempio: la Grecia rinunciò ai proventi della lotteria nazionale e delle tasse aeroportuali per anni a venire, in cambio di una liquidità immediata. Questo genere di operazioni non sono state contabilizzate come dei prestiti. Ingannando così sia le autorità di Bruxelles, sia gli investitori in titoli del debito pubblico greco, che ignoravano la vera dimensione dell'indebitamento e quindi il rischio d'insolvenza. Come un tocco di ironia alcuni dei montaggi finanziari furono battezzati coi nomi di dèi dell'Olimpo, come Eolo.*
Certe furbate si pagano, punto.
"le banche fornivano liquidità immediata ai governi in cambio di rimborsi futuri, e questi debiti venivano omessi dai bilanci pubblici". Un esempio: la Grecia rinunciò ai proventi della lotteria nazionale e delle tasse aeroportuali per anni a venire, in cambio di una liquidità immediata. Questo genere di operazioni non sono state contabilizzate come dei prestiti. Ingannando così sia le autorità di Bruxelles, sia gli investitori in titoli del debito pubblico greco, che ignoravano la vera dimensione dell'indebitamento e quindi il rischio d'insolvenza. Come un tocco di ironia alcuni dei montaggi finanziari furono battezzati coi nomi di dèi dell'Olimpo, come Eolo.*
Certe furbate si pagano, punto.
L'affaire Paoli
GENOVA - È il gennaio del 2014 e Gino Paoli ha una sola preoccupazione, non sono i soldi: è la sua immagine. "Non voglio che si sappia che ho portato soldi all'estero" registrano le microspie piazzate nello studio del suo commercialista. E la moglie Paola Penzo cerca di aiutarlo: "Bisogna nascondere bene le carte in un posto sicuro", chiede al fiscalista Andrea Vallebuona. Repubblica.it
Ora, Gino Paoli è amico di Grillo, il quale ha intimato ai suoi di stare a cuccia preso da improvviso singulto garantista (gli avrebbe pure telefonato per scusarsi, che le sue falangi hanno pestato una merda), ma Repubblica è nemica giurata di Grillo, per cui non esita ad affondare il colpo su Paoli, il quale, pur essendo icona di una certa sinistra salottiera affetta da nostalgia dei favolosi anni '60, deve comunque pagare pegno perché à la guerre comme à la guerre, e non si fanno prigionieri. Di questo passo ci resterà solo Jovanotti, sul quale possiamo mettere la mano sul fuoco. Personalmente ho perso per strada l'afflato moralista, per cui non giudico il povero Paoli il quale ci è finito in mezzo, solo vorrei far notare come spesso la dimensione pubblica diverge di molto rispetto a quella privata, che per attaccare l'odiato Berluscone volentieri ci si mostra inflessibili davanti al mondo per poi ritrovarsi più possibilisti nell'intimità. Sempre che questo articolo di Repubblica non sia pure lui un falso, che ci sia dietro qualche macchinazione dei poteri forti, che so, la massoneria renziana impegnata a sostituire nel pantheon dei cantautori di riferimento Gino Paoli con Malika Ayane o cose del genere.
sabato 21 febbraio 2015
Flexibilitas cerea
Ora, io non vorrei prendermela con Marianna Madia che l'è tanto bellina e tanto piccina, ma l'altra sera in tv pareva in catalessi, s'esprimeva per aggettivi semplici con aria vagamente stralunata come una bimba a cui avessero chiesto "vuoi più bene alla mamma o al papà?" (e questo in effetti era più o meno il tono della conversazione). D'accordo che certi ministri paiono ormai ridotti a semplici terminali, a utilizzatori finali di riforme e provvedimenti a cui devono semplicemente apporre la firma e giustapporre la faccia, ma davvero basta il trucchetto della giovane dal visetto angelico come simbolo del ricambio generazionale nella pubblica amministrazione per dare peso e sostanza alla grande rivoluzione riformista? Evidentemente sì. Tanto valeva prendere un'attrice professionista, una Vittoria Puccini, ma pure Arisa (magari al ministero delle faccine buffe), che oramai quello che conta è la narrazione, i significati che si riescono a trasmettere per via sinergologica, trucchetti da mentalisti (il gioco è assai facile, alzi la mano chi di voi pensa che Annamaria Cancellieri trasmettesse innovazione, crescita e fiducia nel futuro).
Enteroclisi dei fini
Ho avuto da fare ma siamo di nuovo qui, al punto di partenza: è nato prima lo storytelling o la realtà? Una mole incredibile di riforme e riformicchie, lenzuolate e lenzuolini i cui effetti sono al momento difficili da stabilire, ma tant'è, ai fini della narrazione conta la bella grafia e il gesto. Certo, un po' di sugo ci deve pur essere per forza di cose, ma queste sono questioni che dovranno eventualmente valutare i tecnici, gli esperti d'economia e zietta Merkel, mica noi poveri cristi che facciamo sociologia e men che meno coloro ai quali il Renzi sta a prescindere sulle palle per via del piglio da bullo. I fiorentini son così, il rinascimento ce l'hanno avuto solo loro. Il tentativo di impressionare Angelona apparecchiando la conferenza stampa ai piedi del David sta lì a dimostrarlo. Piaccia o non piaccia, questo è il momento, se siete capaci di meglio fatevi avanti.
lunedì 16 febbraio 2015
L'analisi/2
La questione è: ci metterà prima l'Onu a deliberare sull'intervento o L'Isis ad arrivare a Lampedusa? Ci manderemo le ronde padane a presidiare i confini, Borghezio con il moschetto e il Salvini con le ascelle sopravvento. Certo, poi c'è la mafia. Ma metti pure il caso che ce la facciano, poi c'è la camorra. Sempre che sopravvivano alla 'ndrangheta. Nondimeno nei momenti critici c'appelliamo ai nostri cari mariuoli in qualità di esercito di ultima istanza, a Gaitano 'o Khmer eroe della resistenza in nome di Domineddio. Gesù che incubo. E se poi Renzi facesse davvero approvare la legge elettorale, col premio di maggioranza e i capilista bloccati potrebbero conquistare la maggioranza assoluta dei seggi, come nei peggiori incubi alla Houellebecq. No, non ci voglio nemmeno pensare.
domenica 15 febbraio 2015
L'analisi
Giusto perché sono un poveraccio ma quasi quasi, fra Isis da una parte e Ucraina dall'altra, andrei volentieri a svernare in Groenlandia o in qualche esclusivo resort delle Cayman. Ci manca solo che sbarchino in Sicilia colle bande nere. L'appello di Netanyahu a ritirarsi nel fortino, la ghettizzazione al contrario. E noi qui, minchioni, a far le tragedie greche sulla riforma del titolo V. Ma in che razza di mondo viviamo? Prima ci coccolano con la pax europea, poi, all'improvviso, quando gli eserciti sono ridotti all'osso e ci fanno storie pure per comprare i caccia invisibili, ti ritrovi col nemico alle porte o peggio ancora già entrato in casa. Speriamo che sia solo una parantesi storica, un incidente di percorso all'interno dell'inarrestabile cammino del progresso, ma se non lo fosse? Obama facesse meno il fighetta e si concentrasse sulla Libia invece di perdere tempo con Putin, ci guadagneremmo tutti in salute (il Patto Atlantico, quando serve li trovi sempre al bagno).
sabato 14 febbraio 2015
Essenza del nichilismo
Il problema più rilevante resta comunque il nichilismo, a tal proposito c'è una bella frase di Heidegger che troverete su Wikipedia: «Il nichilismo. Non serve a niente metterlo alla porta, perché ovunque,
già da tempo e in modo invisibile, esso si aggira per la casa. Ciò che
occorre è accorgersi di quest'ospite e guardarlo bene in faccia». Ecco, che Heidegger sia riuscito a guardarlo bene in faccia è tutto da dimostrare, ma la frase non è comunque priva di una sua eleganza. Personalmente sono un curioso animale, essendo principalmente un severiniano in senso ontologico e uno schopenhaueriano in senso esistenziale. Certo, le due cose apparentemente non quagliano, ma che importa? Non devo comunque renderne conto a nessuno. Non vi so dire se siamo eterni o meno, se abbiano ragione Barbour e Severino (The End of Time ed Essenza del Nichilismo due facce della stessa medaglia, tutt'ora sto traducendo dall'inglese un saggio sulle Shape Dynamics gentilmente speditomi dall'autore*), la Wille schopenhaueriana mi impone non solo di vivere, ma anche di temere la morte, la quale mi appare senz'altro come distruzione totale e definitiva dell'essere, del mio essere. Ritornando alla questione del nichilismo, mi rendo conto che perlopiù il problema non è affrontato radicalmente, si dice spesso che non esiste più nulla di stabile ma non si sa bene il perché, come se il nichilismo si riducesse a un capriccio degli atei che per dispetto, quando non proprio per cattiveria, decidono di mandare all'aria tutto quel complesso di valori assoluti e definitivi a cui si affidano solitamente i credenti o qualche residuato bellico del pensiero forte, marxista, spinoziano o hegeliano che sia: perché tutto crolla?
Il segreto starebbe nel senso che diamo al divenire, l'uovo di colombo. Intendiamo il divenire come provenire dal nulla e ritornare nel nulla da parte degli enti. Filosofia e teologia sarebbero dunque i millenari tentativi di dare una spiegazione stabile del divenire ponendovi al di sopra un essere immutabile che ne governi le oscillazioni. Ma più l'essere è immutabile più sottrae spazio all'azione dell'uomo, il quale è l'essere che in prima persona è più coinvolto da quel senso del divenire che lo vorrebbe in qualsiasi momento esposto alla nullificazione. Fatale dunque che più stabile è il rimedio, più forte sia l'esigenza dell'uomo di abbatterlo per lasciare spazio all'azione salvifica in prima persona, quella famigerata tecnica, quell'atteggiamento scientifico per cui le spiegazioni non sono più stabili a priori per adattarsi al meglio alla mutevole instabilità del divenire. In altre parole, per rincorrere e sperare di raggiungere una preda più che mai sgusciante occorre innanzitutto agilità, cambiamenti repentini di direzione. Ma è solo quando l'uomo trova la chiave per agire e trasformare la realtà da sé e con i suoi propri mezzi che la vicenda del nichilismo (e se vogliamo della modernità che abbatte i vecchi valori), già presente in nuce nel modo stesso di concepire il divenire, dà un'accelerata, se gli uomini non si muniscono dei mezzi adeguati per trasformare la realtà non hanno nemmeno la forza e l'occasione di abbattere quelle strutture metafisiche immutabili che in ultima analisi leniscono l'angoscia per l'ineluttabile destino a cui debbono sottostare, fintanto che non trovano un rimedio migliore.
Chiaro, semplice, lineare. Che poi gli uomini abbiano davvero il destino nelle proprie mani, questo è un altro paio di maniche, l'importante è che pensino di averlo, perché più lo pensano e più sono felici (in ultima analisi, è l'intima felicità, fattore fiosologico per eccellenza, che determina ciò che è bene e ciò che è male, in balia delle emozioni più che della ragione, o meglio, della ragione al servizio di quell'emotività che indica la felicità come pietra angolare del mondo).
Cioccolatini
Trovo giusta la scelta della seduta notturna ad oltranza quando non si hanno altri argomenti se non l'efficacité pour l'efficacité, sono sedute punitive ad usum plebis, così che le eventuali recriminazioni dei poveri parlamentari sequestrati, privati del loro diritto di guardare Sanremo e di festeggiare San Valentino, risultino agli occhi del popolo per quelle che sono e cioè odiosi capricci della casta. Guadagnano già così tanto fra stipendi e prebende che un po' di lavoro notturno non potrà che far loro bene a parziale risarcimento di tutti i privilegi a cui hanno diritto, questo è il messaggio. E se poi a qualcuno saltano i nervi, peggio per loro. Poi, quanto alla reale efficacia delle riforme costituzionali in oggetto (qui un breve resoconto purtuttavia fazioso trattandosi di testata plutocratica), chi potrà mai dirlo? Il solito papocchio inestricabile di leggi e di leggine i cui esiti nemmeno un Sartori o il Mago Otelma possono sperare di anticipare (chi inneggia al progresso e chi grida al colpo di Stato, lanciare la monetina per sapere da che parte stare).
venerdì 13 febbraio 2015
Resistenze
E per concludere, noterete come i nemici della modernità si trovino in genere in palese difficoltà di fronte all'evidenza della crescita esponenziale del benessere diffuso dalla rivoluzione industriale e capitalista, i marxisti non si spiegano come sia possibile che un sistema nato per accrescere squilibri e disuguaglianze abbia di fatto permesso a larghe fette dell'umanità di migliorare le proprie condizioni di vita, così, almeno a parole, tengono in gran spregio la ricchezza e il denaro, vero sterco del demonio. Parimenti la chiesa cattolica con la sua dottrina sociale sottolinea come quello a cui si è arrivati sia un benessere puramente materiale (mammona, ecc.) e che il bene maggiore sia sempre e comunque quello spirituale. Di fronte alla crisi economica ecco dunque ricompattarsi il fronte passatista, ciascuno volendo limitare l'inarrestabile marea della modernità nichilista secondo gli scopi suoi propri, e allora assisterete a questi curiosi incontri di amorosi sensi fra papisti e post-comunisti, fra neoluddisti molto chic e nazionalsocialisti underground, tutti uniti contro la modernità fredda e spietata che asfalta i cari e vecchi valori di una volta, è fisiologico.
mercoledì 11 febbraio 2015
Der Wanderer über dem Nebelmeer
Una volta inteso che sei venuto dal nulla e ritornerai nel nulla e cioè che è proprio il tuo quell'essere che diventerà un niente, comincerai a sentire il bisogno quasi fisico di tentare di porvi rimedio e di proiettarti al di là del mondo, per allontanare l'estrema minaccia, per dare un senso alla possibilità sempre incombente della fine. Allo scopo un tempo bastavano gli dei, senonché accadde il fatto increscioso, e cioè il prometeico farsi avanti di un'idea tutta umana di fabbricarsi il rimedio da sé, escludendo la spiegazione mitica. Dunque la tecnica che oggi celebra i suoi trionfi e che tanto fa arrabbiare gli umanisti ortodossi cresciuti a classicismo greco e latino non solo viene da lontano, ma incarna il bisogno originario di trovare rimedio alla minaccia estrema, incarna cioè la volontà di potenza, la volontà di padroneggiare il proprio destino allontanando il più possibile l'eventualità del dolore, della morte e dell'indigenza. Stando così le cose si capisce bene come tutte le lagnanze e le recriminazioni che vorrebbero limitare in senso moralistico la potenza della tecnica finiscono per soccombere di fronte alla necessità vitale di avere potere sul proprio destino, per la tecnica è davvero morale solo l'infinito accrescimento della propria efficacia e della capacità di raggiungere i propri scopi. Questo non lo dico io ma in realtà un celebre filosofo con il quale spesso mi trovo d'accordo e questo è uno di quei casi.
martedì 10 febbraio 2015
Les casseurs de pierres
Nella misura in cui accetti la realtà e te ne fai carico, pur con tutte le sue contraddizioni, si capisce bene come muoversi nel libero mercato sia un'opzione legittima quanto quella di fissarsi coll'anticapitalismo: nel primo caso sei mosso per lo più da necessità economiche di cui non ti devi certo vergognare, nel secondo da idealismo romantico da cui ti dovrai in qualche modo emancipare. Che poi pure Gesù Cristo sia stato il primo socialista e tu invece un semplice stronzo capitalista, questa è logica da settantottini per cui chi non è contro il sistema cospira contro l'umanità (le lamentazioni sulle catastrofi del capitalismo vanno ormai da quel teologo della liberazione di papa Francesco ai no global più laici e vegani, dai grillini agli avanzi di estremismo di vario genere e natura). All'interno di questa cornice si inserisce poi di buon grado la lamentazione antimodernista sui guasti della tecnica (perché tecnica e capitalismo sono stretti da un patto inossidabile), per cui l'uomo va perdendo la sua umanità e se non si pone un limite alla tecnica finirà per fare una brutta fine. Poi, chiaramente, per diffondere il verbo antimodernista si è costretti a prendere i treni e gli aerei o quantomeno ad aprire un blog (nemmeno papa Franscesco a Manila ci è andato a piedi): l'unico modo per non far danni è non esistere.
domenica 8 febbraio 2015
La gratitudine del topo
Ha ragione Varoufakis, l'Italia va verso la bancarotta, soprattutto per via di certi crediti inesigibili o prestiti a fondo perduto che avremmo fatto meglio a non concedere (razza di ingrati...).
Il patetico ontologico
[post lungo e palloso, in alternativa c'è l'Isola dei Famosi su Canale 5]
Un fantasma s'aggirava per l'Europa, i "Quaderni Neri" (Schwarzen Hefte) di Heidegger. Già avevo visto al riguardo un video di Vattimo e Fusaro su Youtube*, ne ero al corrente. La tesi di Heidegger sugli ebrei è in sostanza la seguente: trattasi di popolo metafisico per eccellenza, il che, tradotto nel linguaggio comune, significa sradicato e senza patria, il cui significato si dà non in ragione della sua individuazione territoriale ma in ragione del significato che rappresenta in sé, e cioè:
"gli ebrei sono gli agenti della modernità; ne hanno diffuso i mali. Hanno
deturpato lo «spirito» dell’Occidente, minandolo dall’interno. Complici
della metafisica, hanno portato ovunque l’accelerazione della tecnica.
L’accusa non potrebbe essere più grave. Solo la Germania, grazie alla ferrea coesione del suo popolo, avrebbe
potuto arginare gli effetti devastanti della tecnica. Ecco perché il
conflitto planetario è stato anzitutto la guerra dei tedeschi contro gli
ebrei. Se questi ultimi sono stati annientati nei lager, è per via di
quel dispositivo, di quell’ingranaggio che, complottando per il dominio
del mondo, hanno ovunque promosso e favorito. Il nesso fra tecnica e
Shoah non deve sfuggire. Ed è proprio Heidegger ad avervi fatto
allusione altrove. Che cos’è infatti Auschwitz se non
l’industrializzazione della morte, la «fabbricazione dei cadaveri»"*.
La Shoah sarebbe dunque l'autoannientamento degli ebrei, e cioè il ritorcesi contro di quel dispositivo tecnico alienante e impersonale che avrebbero contribuito essi stessi a rendere dominante con la loro adesione acritica alla modernità.
Ora, a monte di tutto il ragionamento c'è questa vecchia idea ancora molto persistente che il primo nemico dell'uomo sia essenzialmente la modernità, e cioè l'apparato tecnologico, l'atteggiamento tecnico-scientifico che finisce per snaturarlo disumanizzandolo, rendendolo ente fra gli enti, oggetto fra gli oggetti. Che l'atteggiamento scientifico ci abbia ridotti a oggetti fra gli oggetti, con la dovuta semplificazione del caso, può essere senz'altro vero. Ma questa feroce avversione alla modernità che è propria di un certo pensiero ermeneutico e continentale non tiene conto che la modernità è la conseguenza principale del nostro essere uomini. Proprio perché esiste l'umanesimo, e cioè il farsi avanti dell'idea che l'uomo deve essere posto al centro del mondo, esiste per conseguenza l'atteggiamento scientifico moderno che è il "braccio armato" di questa idea di centralità dell'uomo. L'uomo vuole poter gestire la realtà che gli sta attorno e dominarla, piegarla ai suoi scopi per vivere più confortevolmente, senonché, il processo che inizialmente si era inteso porre al servizio dell'uomo finisce fatalmente per servirsene. La tecnica è quell'esoscheletro che, inizialmente approntato per potenziare l'uomo, finisce fatalmente per atrofizzarne i muscoli, rendendosi così indispensabile alla sopravvivenza. Ma questo è un processo assolutamente normale e non può che essere altrimenti, proprio in quanto l'uomo procede di pari passo con il suo esoscheletro (e cioè con l'apparato tecnologico), diviene qualcosa di ulteriore (anche il significato dell'uomo diviene, se ne facciano una ragione).
E' dunque poco realistico pensare che l'uomo autentico sia quell'essere che è in grado di liberarsi di tutti gli orpelli della tecnica vivendo serenamente la sua vita da buon selvaggio magari ritiratosi in completa solitudine nei boschi, perché anche solo il bastone del pastore greco racchiude in sé il germe della modernità, il germe della cattivissima tecnica era già presente in quella celebre Holzsäge (sega da legno).
Che vogliamo dire di Heidegger? Tentativo piuttosto goffo e patetico e che non rende un grande servizio alla filosofia di scaricare le responsabilità dell'Olocausto sugli stessi ebrei (come se la Germania nazista fosse nemica giurata della tecnica, soprattutto quella militare!). E' da Husserl e dalla nascita della fenomenologia che la tecnica diventa questa cattiva matrigna che ha tolto la sua centralità alla filosofia, quasi si trattasse di uno sgarbo da pagare col sangue. Non ci si sbaglia poi di tanto se si volesse interpretare molta della filosofia ermeneutica e continentale presente e passata come una prolungata e insistente crisi di gelosia.
Ēthos anthrōpō daimōn
"Il carattere è il destino dell'uomo" diceva il saggio. Carattere, indole, inclinazione, comunque quella struttura attraverso cui si esprime tutto l'essere di una persona. Il carattere è il vaso che dà la forma all'acqua, l'acqua potrà anche assumere le forme più cangianti ma non potrà mai uscire dalla forma che la contiene, la quale pure lei talvolta diviene, ma molto più lentamente rispetto al suo contenuto. Per questo io dico: quando devi polemizzare con qualcuno individua prima la forma del vaso. Ti riuscirà più semplice cogliere nel segno, prevedere le mosse. Cerca sempre l'uomo dietro la teoria e ti sarà più facile smontarla, ma mi raccomando, senza dare troppo nell'occhio. Non è poi stupefacente che tutti quei miliardi di mutevoli processi biologici e non biologici che vanno a costituire in ogni istante quel meraviglioso fenomeno che è la coscienza diano come risultato un carattere per lo più stabile? La coscienza emergerebbe dalla media ponderata di un'infinita sequenza di scambi neuronali e chimici (gli amminoacidi!), e questa media ben ponderata darebbe come risultato una struttura caratteriale stabile, così stabile da essere disposta nella maggior parte dei casi ad entrare in conflitto con la realtà stessa pur di insistere e persistere nella sua forma: un grande numero di casi che dà come risultato un'apparente uniformità, come nel pointillisme, come nelle figure stagliate nel cielo dagli stormi di uccelli. Si direbbe c'entri un poco Boltzmann, il cui peculiare carattere lo condusse spedito verso il suicidio (e 'dáimōn' in questo caso è davvero appropriato).
sabato 7 febbraio 2015
Die letzten Tage der Menschheit
Nell'ordine, la stanca Europa capitolerà prima sotto i colpi di Putin, le cui mire espansionistiche nell'era del deprezzamento del rublo sarebbero pari solo a quelle di Hitler nell'era delle inique sanzioni, in un agghiacciante corto circuito storico. Poi arriveranno quelli dell'Is. O prima l'Is e poi Putin. Se non Putin e l'Is allora la crisi economica. Se non la crisi, la noia. Strano che Houellebecq non abbia ancora scritto un libro sulla Francia invasa da Putin, devastata dall'ebola, occupata dall'Is e consumata dalla crisi economica, così da proiettare le sue ansie da intellectuel épuisé sul piano geopolitico (visto? La mia crisi è anche la vostra!). E poi Obama, ce lo vogliamo mettere anche Obama? Questo vuole rifare la guerra fredda in casa nostra. E' dal Vietnam che le spassionate guerre di liberazione americane finiscono in un disastro e adesso vorrebbero riprovarci con gli ucraini in quanto più affini culturalmente. Dico, e la Libia, finita così? Scoperchiando l'ennesimo vespaio e i cocci sono nostri? Le guerre o si fanno seriamente o niente, altrimenti ne vengono fuori dei papocchi (Il Nobel per la Pace, dicevano...).
giovedì 5 febbraio 2015
Die Geburt der Tragödie
Ieri mi dicevo: la Bce chiude i rubinetti e adesso vediamo cosa s'inventa quel bell'imbusto di Varoufakis, il Trentalance del Pireo. Segnalare il caso ad Amnesty o continuare a sganciare soldi? Oggi il fusto cala le brache e la butta sul patetico.
"Quando stasera tornerò nel mio Paese - ha detto Yanis Varoufakis - , troverò un parlamento in cui il terzo partito non è un partito neonazista, ma nazista", ha detto sollecitando la comprensione dei tedeschi e facendo un paragone fra la Grecia depressa di oggi e la Germania degli anni Trenta. "Nessuno può capire meglio della Germania".
"Quando stasera tornerò nel mio Paese - ha detto Yanis Varoufakis - , troverò un parlamento in cui il terzo partito non è un partito neonazista, ma nazista", ha detto sollecitando la comprensione dei tedeschi e facendo un paragone fra la Grecia depressa di oggi e la Germania degli anni Trenta. "Nessuno può capire meglio della Germania".
Il fatto è che questi continuano a mendicare prestiti in Europa per foraggiare la rivoluzione in patria, e un po' come il Grillo che teneva a bada le folle, guai all'Europa se Syriza non tiene salde le redini della nazione, dietro l'angolo ci sono i nazisti! E tutto questo perché avevano truccato i conti pur di restare in Europa e farci bella figura, per un gigantesco complesso di inferiorità (o per una palese inadeguatezza dei popoli meridionali a ragionare in termini di efficienza settentrionale). Gli umanisti commettono l'errore fatale di idealizzare la Grecia per via del suo grande passato, il quale sempre viene idealizzato e in qualche modo edulcorato a scopi edificanti, sterilizzando il sangue e la merda della storia viva per costruirci sopra il monumento alle virtù antiche. Signori, aprite gli occhi, i greci di oggi non sono che l'ombra della loro antica gloria (impossibile mantenersi all'altezza del mito) e i guai se li vanno a cercare con il lanternino, quello di Diogene, che a forza di cercare l'uomo s'è ritrovato invece le rogne.
lunedì 2 febbraio 2015
Prontuario di proctologia
Fossimo costretti, in questa libera società democratica, ad andare a libere elezioni, io sono pronto. Perché questa vittoria spacciata come tale, questo "state sereni, le riforme ripartono col turbo", non mi pare diano questa grande garanzia di stabilità. A forza di tirare pacchi e contropaccotti si finisce per perdere di credibilità, si spargesse la voce che dentro all'iPhone ci mette regolarmente il mattone nessuno andrebbe anche solo a valutarne la merce, in questo sono del tutto d'accordo con Gasparri. A meno che non vivessimo di fatto in regime di monopolio, allora l'unica cosa che resterebbe da fare sarebbe capire cosa farci coi mattoni (per dire, Berlusconi cominciò dall'edilizia).
La Liberté guidant le peuple
Sarò conciso, torno brevemente su un tema essenziale che vedo per lo più trascurato (capre!). Ho discusso per l'ennesima volta con un rivoluzionario della domenica riguardo a un punto fondamentale, e cioè la reale esistenza della libera volontà che vuole farsi prassi rivoluzionaria. Non che l'abbia convinto, in quanto le opinioni politiche riguardano essenzialmente la sfera emotiva, per cui fargli cambiare idea sarebbe stato come convincere un romanista a diventare laziale (capite bene che il problema non si pone). Libertà: facoltà di decidere autonomamente e spontaneamente. Ma autonomamente rispetto a cosa? Come se fosse possibile isolare l'uomo dal suo contesto (un pensiero isolato dalla prassi è una questione puramente scolastica). E poi la spontaneità, come fosse cosa avulsa dalla realtà, un'epifania, un'esperienza mistica, soprannaturale. Non è invece la spontaneità la cosa meno libera che esista, risposta automatica e incontrollata dell'organismo? Pensarsi liberi è essenzialmente una persuasione, la volontà di potenza di nietzschiana memoria, più l'uomo si crede libero, più si crede potente e crea quello spazio vitale che delimita il suo dominio. A questo punto si usa dire: ma se non siamo liberi, che senso avrebbe vivere? E' appunto per questo che il mondo dei liberi è pieno di contraddizioni! La libertà non esiste in quanto libertà ma in quanto persuasione di essere liberi, persuasione vitale e per questo irrinunciabile secondo il modo di essere tipico dell'occidente (esiste, dicevo, una predestinazione alla libertà dell'occidente per cui non c'è occidente se non c'è libertà, e su questo penso che siamo tutti d'accordo). Senonché, giunti a questo punto, il rivoluzionario si vede sottratta la sua idea di libertà, come del resto lo stesso capitalista, la cosa più dura da accettare per un tifoso è che romanisti o laziali son tutti uguali, e cioè non sono che il pretesto per sublimare un'interiorizzata volontà di potenza. (detto questo, ognuno tifi pure quel che vuole, basta che non porti le mazze).
domenica 1 febbraio 2015
Dinamismo di un cane al guinzaglio
Jole Santelli, azzurra doc, è stata messa di sentinella in Aula a
scrutare la posizione dei piedi dei colleghi impegnati a votare sotto il
catafalco: «Chi li teneva verso l’uscita non stata scrivendo, chi
invece li girava verso la tavoletta era impegnato a usare la matita»*.
La calunnia (il grillino impoverito)
Cominciò Grillo accusandolo di aver taciuto sull'uranio impoverito, come a voler insabbiare la faccenda, ma sia Il Fatto* che l'Unione Sarda* di fatto lo smentiscono. Ora è la volta di Nicola Porro a scoprire un altro altarino, in un post* pubblicato su un blog che in quanto ad errori di ortografia batte persino il mio.
"Quando toccava piazarla alla Corte costituzionale non si riusciva proprio ad eleggerlo, ma all’ultimo per un solo voto ce la fece. Fu determinante la straordinaria ministra Madia, che aveva appena partorito, e che eroicamente si presentó in aula per votarlo. Forse consigliata proprio da mattarella. Non sergio, prossimo presidente, ma bernardo giorgio, suo figlio, che dopo tre anni diventó capo dell’ufficio legislativo del ministero della madia. L’italia é cosí siamo tutti parenti, tutto si tiene. E tifosi. Mattarella varrá bene un brindisi alla faccia del Cavaliere." (almeno i nomi in maiuscolo!).
Eh be', vai a capire se ci fu un piano veramente architettato oppure semplice scambio di curricula, se schizzo di fango fu, arriva appena al ginocchio (comunque sia siamo appena all'inizio e vedrete che da qui al 2022 qualcuno troverà pure il modo di chiedere l'impeachment). Piuttosto suggerirei a Grillo e al suo movimento di muovere obiezioni politiche prima ancora che etico-morali, di muoversi un po' meglio sullo scacchiere invece che giocare esclusivamente sulle suggestioni, e glielo suggerisco con piacere, certo di non essere ascoltato (il comico è moralista, non può scendere a compromessi, specialista della pars destruens, in quanto a construens è nullo, quasi che scendere sul piano della realtà fosse sintomo di corruzione e di malvagità).
Le Sacre de Napoléon
Dì quel che vuoi ma Renzi l'è veramente un politico di razza. La sua forza sta tutta nell'ottenere risultati, non importa quali, tanto che potresti mettergli dentro il gettone e farti approvare a richiesta una qualsiasi riforma. La sua forza sta nel tenersi le mani libere da qualsiasi cosa, persino dal suo partito, il quale è circostanza puramente accidentale (Forza Italia potrebbe ingaggiarlo invece di fare tanto la risentita). E' questo suo tenersi le mani libere, questa sua assoluta mancanza di remore ad agire fuori e dentro gli schieramenti in vista dell'obiettivo che è la cifra esatta del suo successo (i Civati, i Cuperlo e i Fassina se li mangia a colazione). Per contrastarlo, a questo punto, non resta che mettergli contro qualcuno di altrettanto spregiudicato, non la minoranza del suo partito, frenata dalle sue mille paturnie ideologiche, né tanto meno il Berlusconi attuale. Pare insomma che l'allievo abbia superato il maestro e spietatamente infierisca (come il gatto che gioca col topo lo terrà in vita finché serve). Quando mi auspicavo uno scatto del PD intendevo esattamente questo ma ora che me lo ritrovo davanti non so cosa pensare. Gigioneggiasse un po' meno e ci mettesse un po' di contenuto in quella forma mi risulterebbe più digeribile, ma già si fa largo un pensiero inquietante, un presentimento, e cioè che in questa nuova era la forma stessa sia in realtà il contenuto.
Iscriviti a:
Post (Atom)