venerdì 13 luglio 2012

L'isolamento è un richiamo fortissimo a cui non so resistere, probabilmente è il mio stato di natura. Il guaio è che così facendo finisco per fare terra bruciata e il giorno che rinsavisco e guardo l'orizzonte desolato ci rimango male perché mi ritrovo solo. Cambiare il carattere è cosa difficilissima, ci vuole tempo e non si sa se porta a risultati. Ho questo pudore di me o se volete questo imbarazzo, questo disagio che mi prende quando sto in mezzo alla gente... qualcosa di innato e che non riesco a controllare, da qui il mio pessimismo sulla possibilità di essere veramente liberi. E tra una pausa e l'altra, giusto per non annoiarmi, questa capacità stupefacente (per me innanzitutto) di consolarmi con la fantasia. Sarebbe più facile se non mi stancassi mai di restarmene da solo, più facile e molto più comodo, ma c'è un'altra parte di me che pare non la pensi così. Mi costringe ad uscire e a sforzarmi (degli sforzi sovrumani), nonostante dopo mi senta malissimo, come se la cura fosse stata peggiore del male. Non ce la posso fare, ho un bisogno fisico di isolamento e un altrettanto fisico bisogno di uscirne. Un giorno o l'altro bisognerà pur metterle d'accordo queste due anime, per il momento cedo alla prima delle due, che non ho voglia di impegnarmi.

4 commenti:

  1. L'isolamento, in realtà, può essere faticosissimo, come nel caso in cui si possieda una personalità così complessa e ingombrante e tormentata da occupare tutto il deserto in cui ci si illudeva di rintanarsi. Soli non si è mai, c'è sempre un se stesso che ci sta addosso, e se non lo amiamo e non ne siamo riamati non riusciamo a godere quel desiderato isolamento, ma subiamo un aggravio di pena carceraria.
    Boh? Chissà che ho detto.

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    1. io e l'altro ogni tanto troviamo un accordo, come un contratto matrimoniale

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  2. Un tempo sapevo bastarmi, ora sento il rimbombo del silenzio come se fosse un martellare di recriminazioni verso me stessa e la mia incapacità di legare davvero con il resto del mondo. Mi tengo occupata, mi riempio di impegni fino a che, in notti come queste, mi accorgo di quanto mi manchi me stessa e la calma.
    Le medicine medicano la ferita, ma non evitano di rifarsi male ancora, quindi, per tanto cosi, davvero è meglio chiudere la porta di casa e rimanercisi.

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    1. Ci sono periodi che non ci bastiamo più ma la necessità di legare col mondo ci ferisce. Bene, io sarei per la cura mista, un po' di isolamento e un po' di sforzo per uscirne, tanto poi ci curiamo chiudendoci in casa, no? E poi alla fine il mondo non si interessa così tanto di noi, la nostra fatica non ci viene nemmeno riconosciuta!

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