lunedì 16 luglio 2012

La fenomenologia ci viene incontro, non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che appare, ad averne la forza nessuno noterà la differenza. Il tempo che ho perso a sostenere l'identità dell'essere con l'apparire quando invece bastava convincersi di essere qualcosa, e di conseguenza sembrare qualcuno. Ma lasciamo perdere la filosofia. Farsi troppe domande non è segno di troppa saggezza, meglio darsi delle risposte. Non stiamo più sdraiati sotto un albero a contemplare il cielo attraverso le dita dei piedi, ma lavoriamo e fatichiamo; d’altronde non si può starsene trasognati a stomaco vuoto, se si vuol essere gente di polso: bisogna muoversi e mangiare bistecche. Oppure spiedini, alla brace ma anche al forno, con un po' di pancetta e di peperone. E un boccale di birra. Una volta deciso a tavolino di guardare al mondo con ottimismo ritornerà anche la fame. Sono un falso magro, mi danno del ragazzino, sono amico delle donne, sono come un fratello (l'incesto, l'incesto!). Ma l'ottimismo ha un altro suo punto di forza, è una grandezza esponenziale: partendo da un piccolo moto di ottimismo mattutino, se si ha la costanza di coltivarlo durante la giornata, da quel piccolo sassolino scaturirà una frana e verso sera avrete raggiunto il nirvana (o un grande smottamento). Quindi, mi raccomando, always look on the bright side of life, anche qualora fossero i fari di un treno che vi viene incontro nella notte, voi sempre ottimisti e imperturbabili: quello che vedete non è un treno, è la fenomenologia.

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