venerdì 21 febbraio 2025

Mi ero ripromesso di non guardare, di distogliere lo sguardo, poi le notizie arrivano lo stesso, l'atrocità entra in casa mentre ti metti a mangiare tra una notizia sportiva e l'altra nel macabro rituale televisivo del rilascio degli ostaggi, vivi e morti, c'è posta per te, nella vendetta di Dio che cala dall'alto dai droni, vendette e rappresaglie, scuri di Dio, dardi fiammeggianti, rapimenti, ammazzamenti, gente uccisa in casa, quartieri ridotti in briciole, profeti in ciabatte, cibernetiche leggi del taglione. Andranno tutti all'inferno mi dice la coscienza, gli uni e gli altri, a cuocere in tanti supplizi di Tantalo o secondo legge del contrappasso, unica giustizia possibile quella fantasticata perché non c'è misura di giustizia umana che possa riparare tutto il male fatto.

giovedì 20 febbraio 2025

Netanyahu cita: “La vendetta appartiene al Signore, la vendetta apparirà”. Ho trovato questa citazione, Romani, 12,19: "Non vi vendicate, miei diletti, non fate posto all'ira, poiché è scritto: la vendetta è mia, io ricompenserò, dice il Signore (Geova)"; ma siccome siamo qui nell'ambito del Nuovo Testamento, la citazione riprende ciò che è scritto in Deuteronomio 32,35: "La vendetta e la retribuzione sono mie, al tempo stabilito il loro piede incederà in maniera instabile, poiché il giorno del loro disastro è vicino". Insomma, il verbo di Dio dice chiaramente: non fatevi giustizia per conto vostro, mia è la vendetta, mia è la giustizia, al tempo stabilito. Chissà come l'hanno aggiustata invece per dare via libera agli uomini di farsi vendetta per conto proprio, sono delitti che gridano una vendetta più larga e superiore di quella piccina dei mortali.

Il papa ha trascorso una notte tranquilla. Ieri Giorgia, la nostra Giorgia nazionale, è passata a trovarlo, gli ha cantato Credo e La cura per me, spiegando la sua voce di usignolo soul con quel tocco rhythm and blues che fa impazzire la giuria di qualità, Papa Bergoglio, visibilmente di buon umore, si è complimentato per il sesto posto raggiunto al Festival di Sanremo auspicando altresì che le donne siano sempre più presenti nella cinquina finale, invitandola poi a San Pietro a cantare messa. Giorgia, visibilmente emozionata, ha accettato l'invito, ripromettendosi di ritornare a trovarlo con un vassoio di chiacchiere, ma prima che inizi la quaresima.

Libero, giornale diretto da Daniele Capezzone e Mario Sechi: "Como, fermato per un controllo? Nigeriano massacra una poliziotta." Oh, poveretta. Massacrata, in fin di vita, pestata a sangue, da un nigeriano (e se non si scrive "negro" è perché Capezzone e Sechi sono dei signori, aplomb britannico). Più obiettivo Il Giornale del comasco Sallusti e del sempre ottimo Feltri: "Sferra pugni alla poliziotta che lo identifica, arrestato nigeriano irregolare". Quasi incolore. Feltri in quel momento sarà stato al bagno. Andiamo a vedere cos'è successo su testate meno orientate ideologicamente. Virgilio Notizie: "Il 30enne ha sferrato alcuni pugni nei confronti di una poliziotta della volante, provocandole contusioni poi giudicate guaribili con cinque giorni di prognosi". Meno male, solo cinque giorni di prognosi, contusioni, non un massacro. Fatto inaccettabile, dice la politica: il delinquente si oppone alla cattura, succede, più difficile che offrano mazzi di fiori. Inaccettabile, come un pestaggio in carcere a Reggio Emilia. Perché poi la vedo, l'opinione pubblica, fare la raccolta differenziata delle notiziole di cronaca e ingigantire la colluttazione fino a farla diventare massacro, pestaggio, bagno di sangue: basta con tutti 'sti neri! Oggi come oggi è il delinquente bianco che non si sa più dove collocare: vittima anche lui della sinistra, costretto dai neri che gli rubano il lavoro.

Con tutta la cultura che abbiamo alle spalle noi europei, figli dei greci, figli dei romani, scopritori dei diritti, vaticinatori dei rovesci, non riusciamo a far fruttare questo enorme know how e a trasformarlo in azione pratica, vantaggiosa, conveniente, siamo diventati museali, enciclopedici, retrospettivi, e quando ci mettiamo a organizzare il futuro lo organizziamo secondo i canoni della città del sole, della repubblica platonica, con tutta l'albagìa dei professori di liceo classico (albagìa s. f. [forse der. di alba, attraverso il sign. di «vento dell’alba»]. – Alterigia, presunzione, boria che deriva da una considerazione troppo alta di sé. Enciclopedia Treccani). Non ci sono diritti che non si impongano con la forza, l'idea irenica che non deve sempre vincere il più forte è smentita dalla forza con la quale i diritti degli europei si sono voluti dichiarare universali (irènico agg. [dal gr. εἰρηνικός, der. di εἰρήνη «pace»] (pl. m. -ci), letter. – Di pace, che promuove la pace. Enciclopedia Treccani). Noi sappiamo oggi più di quanto non abbiano mai saputo i nostri colleghi uomini (e donne) del passato, ne conosciamo di cose attorno all'atomo, e quando abbiamo finito le nozioni da apprendere ce ne siamo sempre inventate di sana pianta di nuove, come lo strutturalismo, il decostruttivismo, la metafisica della presenza. Museali ed enciclopedici, i nostri diritti ci paiono ingiustizie, il nostro vantaggio un'eresia. Finirà male.

mercoledì 19 febbraio 2025

 26 giugno 1915

La guerra m'ha raggiunto! Io che stavo a sentire le storie di guerra come se si fosse trattato di una guerra di altri tempi di cui era divertente parlare, ma sarebbe stato sciocco di preoccuparsi, ecco che vi capitai in mezzo stupefatto e nello stesso tempo stupito di non essermi accorto prima che dovevo esservi prima o poi coinvolto. Io avevo vissuto in piena calma in un fabbricato di cui il pianoterra bruciava e non avevo previsto che prima o poi tutto il fabbricato con me si sarebbe sprofondato nelle fiamme.

Italo Svevo, La coscienza di Zeno

(Lo sa anche Draghi, l'Europa è disunita e non sa cosa fare, nemmeno lui ha la minima idea di che cosa fare, ma almeno fare qualcosa: il fatequalcosismo. Del fatequalcosismo di Draghi avevamo già avuto un assaggio qui da noi quando era stato chiamato a furor di popolo a guidare il governo d'emergenza. Insomma, andiamo alla cieca. In questo andare alla cieca non stupisce che Russia e Usa si facciano beatamente i loro interessi. Oggi Putin ha gettato il sasso nello stagno: niente in contrario all'Ucraina nell'Unione Europea. E adesso? E adesso che ce l'ha detto Putin noi non vogliamo l'Ucraina nell'Unione Europea. Psicologia inversa: cascati con tutte le scarpe. E poi questa ridicola retorica dell'Europa unita, guidata da due nazioni, Francia e Germania, che si sono autoincoronate imperatrici, come Napoleone. È già un miracolo se siamo ancora vivi. L'Europa è come l'Inter di quest'anno: grande stima e sicurezza nei propri mezzi, la più brava, la più giusta, la più ingiocabile per tutte. Poi perde, però rimane la più ingiocabile per tutte: sui libri di storia verrà documentata la nostra sconfitta, ma sconfitta ingiusta, sia messo per iscritto che eravamo i più forti.)

lunedì 17 febbraio 2025

Primi esperimenti stagionali con le piantine: data per assodata la morte del basilico (basalicò, come lo chiamava mia nonna), che veramente dura una sola estate, l'erba cipollina invece sta ripartendo gagliarda dopo un periodo in cui la sua verde zazzera si era tutta seccata formando un groviglio di ricciolini grigi che hanno protetto i bulbi, i quali, pazienti, dopo un periodo di letargo, si sono riattivati per riprendere il discorso da dove l'avevano lasciato: avremo la nostra bella erba cipollina anche quest'estate, giovine e chiomata come in una pubblicità di Cesare Ragazzi. I tre vasetti di prezzemolo, invece, al riparo del muro, si sono mantenuti, essendo il prezzemolo, leggo da internet, pianta biennale nelle zone temperate. Vedere rispuntare l'erba cipollina mi ha prodotto un'emozione tutta fanciullesca, simile a quella che mi prendeva quando alle elementari ci facevano germogliare i fagioli nell'ovatta, assodato che l'esperimento che meglio mi riusciva era l'espansione del volume dell'acqua dentro un tubetto di aspirine tenuto nel freezer. Nell'orto si ritorna un po' bambini.

domenica 16 febbraio 2025

Io, Forma Emme, mi sono anche visto tutta la conferenza stampa di Tony Effe: una giornalista, querula e ammonitrice, incalzava l'artista accusandolo di corrompere i giovani come Socrate: io ho una figlia di 23 anni! Al che Tony Effe la invitava ad ascoltare i testi: mia figlia non ascolta quella musica lì! Fino alla domanda che tutto il mondo aspettava: insomma, lei con le donne è romantico o violento? Il poro Tony Effe, coatto per contratto, con mamma e fidanzata ar seguito, trasaliva facendo tanto d'occhi con la maglietta de topo Gigio addosso: ma per carità. Ad ogni ammissione da parte dell'artista di una ordinaria vita privata, un coro di oooh e di aaah si levava dalla rincuorata platea di giornalisti: allora anche Tony Effe è un bravo ragazzo! Mai vista una cosa così imbarazzante, per i giornalisti, che riuscivano nell'incredibile impresa di farmi simpatizzare per il poro Tony, processato per direttissima da una giuria di suoi pari, come M - Il Mostro di Düsseldorf. Semmai il poro Tony è colpevole di una sola cosa: di fa' rime da du' scudi.

 

Lode a Carlo Conte

E il presentatore, che ti credi, il perfetto quadro aziendale, compartecipe dell'emozione altrui come un pinguino in formaldeide, con la frusta in mano impassibile nella fossa dei leoni, faceva camminare lo spettacolo come un treno e di questo gli siamo grati: prima finiva, meglio era, come dal dentista. Predicozzi brevi, concisi: perché doveva. Ringrazia il colonnello, omaggia l'autorità in platea, cita l'aereonautica, il dipartimento pesi e misure, la protezione civile, l'ufficio callifughi e lo sturacessi, e di tutti dice un gran bene: grazie per il vostro prezioso contributo, grandissimi, superlativi, eroi, men che mai straordinari. Pratico e cinico, più di Diogene. Anonimo come il suo nome: Conte Conti, Carlo Conte, Giuseppe Conti, Carlo Conti. Preso. Una faccia tutta arrostita, amico di tutti, nemico di nessuno. Buono per le previsioni del tempo, lo Zecchino d'Oro e una puntata speciale di Techechetè: i migliori anni. Ben venga Olly se ha un manager, ma se gli porti una lectio magistralis su Adalberto di Samaria allora no, non entra in scaletta, a meno che a tenerla non sia Roberto Benigni in persona, sua Santità Roberto Benigni, ex comunista, neodemocristo, amico del papa, dirimpettaio del Presidente della Repubblica, allora in quel caso gli fanno leggere anche le etichette del detersivo. Che mondo di insulsi. Insulsi ma sintatticamente capaci, di più, competenti. Puoi star sicuro che non finirà mai.

sabato 15 febbraio 2025

Sofferente come Gadda costretto a guardare il festival di Sanremo dalla sua governante (disclaimer: nessun blogger è stato maltrattato o costretto a guardare il festival di Sanremo, è stata una sua scelta autonoma e ponderata dettata da autolesionismo), sono arrivato al punto di averne piene le uova. Mi si presenta un dilemma: o sono io che pretendo troppo dall'arte musicale oppure è lo stato dell'arte musicale che giace oramai a un livello così miserrimo che occorre raccontarsela bene bene per fare di ogni Lucio Corsi uno Ziggy Stardust, di ogni Giorgia una Aretha Franklin, di ogni Brunori un De Gregori. Uno scoramento infinito mi prende nel vedere questi poverini tentare di emulare artisti a cui loro corrispondono come Little Tony, buonanima, a Elvis Presley. Dice: bisogna accettare il gioco, lo sappiamo che Lucio Corsi non è David Bowie e che Giorgia non è Aretha Franklin, che Brunori non è De Gregori, ma il mito si crea per mitomania, un po' bisogna raccontarsela. D'accordo, ma bisogna vedere perché il gioco deve per forza valere la candela: a che pro mi dovrei applicare a fare tutto 'sto popò di lavorio mitologico per una Giorgia e per un Lucio Corsi? (Ho preso la pora Giorgia e il poro Lucio Corsi ma avrei potuto dire qualunque altro, Da Rocco Hunt ad Achille Lauro, ho stima solo per Massimo Ranieri).

giovedì 13 febbraio 2025

Insomma il chitarrista dei Modà è nato a Sermide e cresciuto a Bergantino, dove ho fatto la scuola di liscio. Enrico Zapparoli, e io credo che a uno Zapparoli mio nonno abbia pure aggiustato un paio di scarpe essendo calzolaio. C'erano degli Zapparoli anche a Moglia, un Renato Zapparoli, forse c'era anche una ditta di trattori con quel nome, e adesso vedere uno di Sermide e di Bergantino che partecipa a Sanremo, che quando è nato lui io avevo sette anni, e c'è pure il caso che lo abbia incrociato o sia venuto a vedere un'esibizione della Scuola di Ballo del maestro Cuoghi, mi fa sentire come se avessi sfiorato l'appuntamento col destino. 

(seriamente, se mai questo argomento può essere serio, tifo per i Coma_Cose e ho un debole per il pezzo di Massimo Ranieri, bella canzone e interpretazione magistrale, buttati sul classico e non sbagli mai; "La vita intera con il cuore in mare,/Il mondo l’ha già fatto a pezzi eppure lì rimane,/Proteggilo dal freddo che c’è stato,/E troverai la pace dopo quello che ha passato", sorprendente che un testo così sia uscito da Nek/Tiziano Ferro).

Purtroppo spesso chi non ha talento pensa di far l'artista attraverso l'impegno civile, ne abbiamo esempi lampanti al Festival di Sanremo, il perfetto e assiomatico spettacolo nazionale con le sue immancabili e doverose campagne di sensibilizzazione, dove c'è sempre una canzone che, signora mia, è tanto bella e parla di un tema così importante (quest'anno pare sia il turno dell'Alzheimer). Non manca mai, tra l'altro, l'ospite affetto da qualche malattia rara, il caso umano che ci fa sentire tanto buoni, come a Natale, riuscendo nell'impresa di far appassionare anche il bisnonno alle magnifiche sorti e progressive del nuovo Achille Lauro o al dramma personale di Fedez, con locali gruppi di supporto per Brunori Sas, seguito come uno spirito guida dalle testate regionali del Tg della Calabria, manco fosse David Bowie: Sanremo, anche la Chiesa cosentina tifa per Brunori Sas. Il vescovo Checchinato: «Il suo brano è bellissimo». Qui in Calabria nel pantheon delle autorità civili non manca mai il prete, come l'acquaiolo nel presepio. (noi, dal canto nostro, tifiamo per la new wave).

Esistere, con il significato di ex-sistere, stare, portarsi al di fuori della permanenza, Emanuele Severino avrebbe qui gioco facile nel dire che tutto il mondo si fonda su un equivoco ontologico che si riflette sul linguaggio: la convinzione di non essere, del non essere più, di essere in balia della possibilità del non essere. Direbbe che la convinzione sbagliata di essere destinati all'annullamento è la nevrosi che produce la violenza, la violenza che sublima in volontà di potenza che si crede potente: ma è potenza impotente. Anche "produrre" è una parola chiave del nichilismo: pro-ducere, portare avanti, condurre fuori, dalla condizione del non-essere a quella dell'essere: l'occidentali's karma è il destino di pensarsi un niente, l'occidente, la terra dell'occaso, del tramonto dell'essere. (occaso, dal lat. occasus -us, da occasum, supino di occidĕre, der. di cadĕre ‘cadere’, col pref. ob- ‘di fronte’, il sole che ci cade di fronte, il sole che muore •sec. XIV).

"Verso dove? Verso le terre dell'occaso. L'occaso si troverà".

III (Proteo), Ulisse

"In un mondo dove tutto è compravendita, pensa che fico se ci tieni il punto, se ci muori d'inedia. La grammatica è uno strumento borghese atto a tenere sotto il popolo che ne paga sempre le spese. Fosse per me, sui muri, solo cazzi, fregne, e stronzo chi legge." 

martedì 11 febbraio 2025

Un tempo, e nemmeno tanto tempo fa, per chi non lo sapesse, Sanremo era Pippo Baudo, solo ed esclusivamente Pippo Baudo, tant'è che io mi ricordo lo sgomento che mi prendeva a pensare a un Sanremo senza Pippo Baudo, lo disprezzavo, come disprezzavo Craxi e Martinazzoli, e solo adesso che ho visto Amadeus e Carlo Conti, e Salvini e Giuseppe Conte, mi rendo conto che dopo Pippo Baudo Sanremo fa più cagare, e così anche la politica nazionale.

lunedì 10 febbraio 2025

Speciale alta società

Scopro che contadino in greco si dice georgós, che letteralmente vuol dire "lavoratore della terra" (geo-, ergos) e che il nome Giorgio significa proprio "contadino", come Umberto in germanico può significare "famoso guerriero". Giorgio si chiamava anche Giorgio V del Regno Unito, quello che era la copia sputata di suo cugino Nicola II, zar di Russia, e che fu il primo dei Windsor. Trovandosi in guerra con i cugini tedeschi, discendenti dalla stessa casata dei Sassonia-Coburgo Gotha (il marito della regina Vittoria, il principe Alberto, era un Coburgo Gotha), Re Giorgio, il re contadino, decise d'emblée di cambiare il nome della casata in Windsor, per diventare inglese a tutti gli effetti. L'ultimo imperatore tedesco Guglielmo II, un Hohenzollern ma Coburgo Gotha per parte di madre, primogenita della regina Vittoria, si offese alquanto ed espresse molto nobilmente la sua irritazione con una battuta: vorrà dire che noi andremo a vedere Le allegre comari di Sassonia-Coburgo Gotha invece che Le allegre comari di Windsor. Umorismo tedesco che avrebbe anche potuto evitare un inutile scazzo di sangue tra cugini reali, come possiamo definire molto imprecisamente tutta l'enorme tragedia della Prima Guerra Mondiale. Oggi che ci lamentiamo tanto delle democrazie dobbiamo pur sempre ricordarci che il nostro destino è sempre stato in mano a dei folli, magari folli sintatticamente sani, ma comunque folli, folli da legare.

domenica 9 febbraio 2025

La volontà di impotenza

Siccome tutto il mondo è volontà di potenza, volontà di potenza del capitalismo e volontà di potenza dell'anticapitalismo di sconfiggere il capitalismo usando una potenza maggiore, volontà di potenza della scienza, volontà di potenza della scuola, volontà di potenza delle istituzioni che hanno potenza su di noi perché noi, democraticamente, abbiamo delegato a loro la nostra potenza, siccome tutte queste cose, alla fine per uscire da questo dissennato marasma di volontà di potenza sarebbe più utile professare l'impotenza, la sana, liberatoria, bellissima impotenza, di fronte alla vita, alle ingiustizie, ai problemi del mondo, felici e sconfitti, tutti quanti, una professione salutare, universale, catartica di impotenza. Vasto programma.

Appunti per un giallo (psicologico)

La psicanalisi ha fatto di noi degli investigatori, noi siamo il delitto, solitamente commesso dai genitori come nei gialli lo commettono i maggiordomi, la nevrosi è l'indizio, il trauma l'arma del delitto. Esempio: nevrosi: mangiare non mi garba: trauma: papà mi costringeva a mangiare e poi mi diceva che ero grasso: arma del delitto: il cucchiaino. Corollario: la vittima ha paura di prendere l'aereo: spiegazione: perché per costringerla a mangiare papà faceva l'aeroplanino. Siccome poi conoscere il trauma non porta a nessuna guarigione (nevrosi e persona sono la stessa cosa), va a finire tutt'al più che la vittima si libera del trauma trasferendolo alla generazione successiva, come il servizio buono della nonna.

Diceva che scopo della vita non è cambiare il mondo, ma di attraversala ciascuno recitando la parte assegnata, una recita in cui tutti siamo da Oscar, essendo la nostra parte impersonata dai noi stessi meglio di chiunque altro.

Ad Agarthi solo gricie

Ogni epoca ha la sua quota misticismo, come oggi gli illuminati e i terrapiattisti, un tempo, ai tempi di Joyce, erano i teosofi, oggetto di una feroce presa per i fondelli nell'episodio IX, quello della biblioteca. 

Il Cristo con la sorella sposa, particelle di luce, nato da una vergine impregnata con l'anima, sophia pentita, dipartita verso il piano del buddhi. La vita esoterica non si addice alle persone comuni. La P.C. deve liberarsi per prima cosa del karma negativo. Mr Cooper Oakley intravvide una volta l'elementale della nostra illustre sorella H.P.B.
Puah, che schifo! Pfuiteufel! Mica si può sbirciare, signora mia, quando una signora mostra i suoi elementali.

La signora in questione, H.P.B., dall'uso degli adepti di chiamarsi per l'iniziale del nome, era Madame Blavatsky, gran officiatrice esoterica del culto teosofico, ucraina. Stephen/Joyce, che seppur ateo ha una solida formazione gesuita e tomista, cioè aristotelica, combatte contro i poeti coevi, primo fra tutti A.E. (o Æ), alias George William Russell, spiritualista e platonico, che andava per la maggiore ai suoi tempi: eoni, elementali, Agarthi, la mitica terra cava e i suoi illuminati abitanti, sic transit gloria mundi.

venerdì 7 febbraio 2025

Le persone hanno bisogno solo di un po' di pace, se questo minimo di pace non gli viene concesso incattiviscono e si mettono in moto le lunghe catene dei disastri. Lasciar in pace le persone è un piccolo contributo che possiamo dare all'umanità, ma ahimè tutti i sistemi sono intasati da modelli di riferimento a cui bisogna per forza di cose attenersi o corrispondere e che paiono proprio fatti apposta per non dar pace alle persone.

giovedì 6 febbraio 2025

Una cosa interessante dell'Ulisse, la dilatazione del tempo: pagine e pagine di flusso di coscienza e nonostante questo le azioni si rinnovano solo dopo qualche paragrafo, come se la coscienza stipasse la realtà infinitamente di più dell'istante che passa tra un braccio sollevato e un pugno calato sul tavolo. Mi sta facendo impazzire, non riesco a venire a capo di un episodio, la meta, invece che avvicinarsi, si allontana, si dilata come attraverso un grandangolo. 

mercoledì 5 febbraio 2025

"Docile" ha la stessa radice di "docente", dal lat. docĭlis, der. di docēre ‘insegnare’. Docile è colui che si lascia istruire, e per antonomasia lo studente e chi accetta di imparare. Ma docile ha preso un altro significato, quello di remissivo, di sottomesso. Viviamo in un mondo di saputelli, tutti sappiamo il fatto nostro, non dobbiamo imparare da nessuno. Non ci sono più allievi, solo maestrini. E allora spiegami tu, vista questa incredibile proliferazione di maestrini, perché il mondo continua ad andare così male.