Stasera abbiamo gli aristogatti che fanno il concertino, creaturine semplici in balia degli influssi lunari, lontanissime dall'intelligenza umana, dall'uomo copula mundi, che è immagine delle cose divine e ragione delle cose inferiori, cose inferiori come i felini, appunto, che mangiano per terra e leccano il piattino sporco di latte. La gatta nera l'ho battezzata Trombetta, per via della sinusite cronica e del fischietto che emette dal naso mentre mangia le corchie del formaggio, vale a dire li crosti dal furmai, preferisce quelle del caciocavallo, meno quelle del pecorino, se le do quelle del pecorino mi guarda offesa, come se le avessi gettato dei calzini sporchi, le annusa, mi squadra e poi se ne va via annacando il sedere, come una signora. Sono gatti resident, come i DJ dell'Hollywood, cioè stanziano ormai fissi in cortile pur rimanendo randagi e regolando i loro cicli circadiani sopra i nostri pasti giornalieri. Alla sera la gatta sta attaccata al portone e visto che è nera, nero su nero, di notte non si vede un tubo, bisogna stare attenti a non pestarla, a minga striflarla in mezz a l'üss, a non schiacciarla in mezzo all'uscio, cioè alla porta. Non parlerò altro che di gatti e di piante, voglio vedere quanto durate.
bellissimo
RispondiEliminaVacanze di Natale del 1984. Compro un alberello in vaso di poco più di un metro (allora non si usavano alberi di Natale finti). Lo piazzo in casa ci metto qualche decorazione e un po' di luci colorate. Dopo l'Epifania lo ripulisco e lo trasferisco in giardino. Sono passati quasi quarant'anni, il mio alberello gode ottima salute e certamente mi sopravviverà. Sono molto orgoglioso di lui: io sono basso di statura ma il mio figlio vegetale ha superato i dodici metri. .
RispondiEliminaTutte le cose che vengono dagli anni 80 sono fatte per durare.
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