domenica 22 maggio 2022

In media non stat virtus

Ormai ogni cosa che accade nel mondo, seria o meno seria che sia, finisce nel tritacarne del circo dell'informazione, che è un gran mercato delle vacche senza averne però la serietà (ricordo della figura professionale del "mediatore", in italiano forbito "sensale", che dalle mie parti, nella bassa padana, era tenuto più in considerazione del medico condotto). Abbiamo più volte accennato al fatto che tutte le notizie sono mediate, e perciò corrotte, da un'intenzione, politica, esaltatoria, celebrativa, moralisticheggiante, e questo è un difetto che l'informazione si porta appresso dalla fondazione della civiltà e che oggi come ieri continua ad ammorbare la comprensione delle cose e si fa ancella degli interessi più deleteri. Il candido occidentale pensa che questo difetto sia prerogativa esclusiva delle cattive democrature dell'est, e nel pensarlo non si accorge che ci è immerso pure lui fino al collo. Quando in una democrazia occidentale, come in qualsiasi altra forma di governo, si fa largo l'idea che occorre fare opera di persuasione e gestire il consenso dell'opinione pubblica, la corruzione della verità è già definitiva e pensarsi nel giusto è cosa da fessi, fessi e per giunta anche pericolosi.

(nella foto: mediatore con cappello che esibisce il suo
principale strumento di lavoro, la stretta di mano)

4 commenti:

  1. Il riso non si può mangiare crudo, come alimento è indisponibile. Però abbiamo il risotto, il riso bollito, al salto, gratinato, gli arancini, le crocchette....
    E così la notizia nuda e cruda, non mediata, non è disponibile. Abbiamo però a disposizione innumerevoli versioni, più o meno commestibili. Sono tutte alterate dalla mediazione ma una lettura critica delle diverse interpretazioni ci può dare almeno un'idea della notizia genuina. O no?

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    1. Se genuina significa non mediata allora è come il nuomeno di Kant. Assenza pensabile, ma inconoscibile.

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  2. Ma allora quello che accade nel mondo non è conoscibile, se non per esperienza diretta. E quindi, poichè anche l'esperienza diretta è limitata, e viene vissuta e interpretata secondo i codici personali, ognuno conosce poche verità e di scarsa utilità pratica. Inoltre, se è vero che il mondo del giornalismo è corrotto dagli interessi politici e economici del momento, anche quello di altri mediatori, gli storici per esempio, non ne è immune: saranno minori gli interessi economici ma permangono quelli politici. Tutto questo, se può essere interessante storicamente (ho letto recentemente una rivalutazione di Nerone) può essere pericoloso in quanto fornisce valide argomentazioni a tutti i revisionismi.

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    1. Ah certo, gli storici sono esposti alla mediazione della cultura in cui si sono formati, entrare nel modo di vivere e di pensare di gente vissuta secoli o millenni fa è difficilissimo, chi ci riesce anche solo un poco è da lodare, ma è chiaro che tutti gli umori in presa diretta sono andati perduti in questa nostra dimensione.

      Sulla pericolosità del revisionismo, eh, "revisionismo" è termine connotato politicamente, perché sottoporre a revisione la conoscenza storica è concesso, se supportata da riscontri (che Hitler amasse gli ebrei sarebbe una bella scoperta, che Nerone invece non fosse così stereotipatamente malvagio potrebbe corrispondere più a verità).

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