sabato 3 ottobre 2020

Mike Pence

Animo, che se Trump si ammala per davvero toccherà a Mike Pence, il primo in linea di successione.

Nato a Columbus, nell'Indiana, da famiglia cattolica di origini irlandesi (i genitori gestivano pompe di benzina). Il suo nome completo è Michael Richard Pence. Da ragazzo è di idee democratiche, i suoi idoli sono John F. Kennedy e Martin Luther King. Si guasta al College, dove abbraccia la fede evangelista dei rinati in Cristo, o qualcosa del genere, con gran disappunto della madre, cattolicissima. Cristo lo avvolge tutto nella sua luce e lo allontana dalle cattive frequentazioni, rimane invece affascinato dal common-sense conservativism di Ronald Reagan. Degli anni del College ricorderà: «Ma se penso agli ultimi cinquant'anni della mia vita, niente può essere comparato all'inesprimibile gioia che provai in una notte di Aprile del 1978 quando donai la mia vita a Gesù Cristo», amen.

Si laurea in legge, tenta per due volte di entrare al Congresso ma viene battuto in entrambi i casi dallo sfidante democratico. I tempi non sono ancora maturi. Pence utilizza le donazioni elettorali per pagare l'ipoteca sulla casa, l'iscrizione al golf club e la macchina della moglie, ma la cosa non desta troppo scalpore in quanto a quei tempi la pratica non è ancora ritenuta illegale. Durante la campagna elettorale la stazione radiofonica WRCR-FM di Rushville gli concede uno spazio settimanale di mezz'ora, “Washington Update con Mike Pence”. Fra lui e la radio è un colpo di fulmine: Pence inaugura un talk show tutto suo, il “The Mike Pence Show” che condurrà fino al 1999. Si autodefinisce un “Rush Limbaugh decaffeinato”, grande umorismo. Intanto il programma sbarca anche su una televisione locale, Indianapolis WNDY.

Nel 2000 riesce finalmente nell'impresa di entrare al Congresso sfruttando le elezioni suppletive. Il suo slogan elettorale, perfezionato in anni di conduzione radiofonica, è «sono un cristiano, un conservatore e un repubblicano, in quest'ordine». È il sogno di una vita che si realizza. Il primo anno, in qualità di cristiano, si dà subito da fare per limitare l'estensione dei farmaci su prescrizione nella riforma sanitaria di George W. Bush. È perfino più a destra dei repubblicani.

Ma il meglio di sé lo dà a partire dal 2012 quando diventa Governatore dell'Indiana. Emana il "Religious Freedom Restoration Act" che permette «a singoli individui o società denunciate per discriminazione di appellarsi al rispetto delle proprie convinzioni religiose». È in atto una persecuzione dei cristiani, dice, che devono essere liberi di rifiutarsi di servire ai tavoli chi non la pensa come loro se questo lede la loro sensibilità religiosa. Insorgono le associazioni, la legge viene corretta in senso antidiscriminatorio. Si dichiara contro l'evoluzionismo ed è creazionista convinto, se la scienza contraddice le Sacre Scritture la priorità va data alle Sacre Scritture, salvo complicazioni. Sostiene Trump nella decisione di ripristinare il divieto, precedentemente abolito da Obama, di inviare finanziamenti federali a cliniche che offrono servizi di aborto. In compenso è marito fedele e uomo irreprensibile. Nel 2017, da vicepresidente, scatena un dibattito tra i conservatori sull'opportunità o meno per gli uomini di cenare con donne con cui non sono sposati, è il panico fra i repubblicani. Inizialmente non supporta Trump ma Ted Cruz. Il suo gelato preferito è il Moose Tracks, gelato alla vaniglia con coppe al burro di arachidi e cioccolato fondente. Il suo film preferito è Il mago di Oz.

Che Dio ci aiuti, anzi, no.

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