martedì 21 gennaio 2020

La pigrizia del giusto

Il progresso è diventato così noioso, in special modo quello civile, e il progressista ancor di più, garrulo reiteratore di cliché che non sanno comunicare più il loro antico peso ma semmai il contrario, si riducono cioè a ridicolaggini, come il divieto di fumare finanche in casa propria, che al confronto delle paure evocate dal campo avverso, cioè la caduta della civiltà occidentale, fanno la miseranda figura del due di coppe quando regna bastoni. Se i cattivoni trionfano, al netto dello spirito del tempo, è perché i buoni hanno smarrito il senso di quel che dicono, la loro bontà s'è ridotta a vacuo galateo, sanno cioè che non è d'uopo essere razzisti ma non lo sanno argomentare se non con parole da scuola elementare. Mancano le teste, manca il pensiero pensato a tutto vantaggio del pensiero ascoltato, ma di seconda mano. Il buono allora non solo non è più simpatico, ma nemmeno è più capace di rendersi interessante con quel che dice, il che è tutto demerito suo, anche se non lo ammetterà mai, per spocchia, forse, o forse solo per pigrizia, la pigrizia del giusto, che genera mostri.

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