mercoledì 2 gennaio 2019

Medioevo

Leggevo in questi giorni La vita quotidiana nel Medioevo di Robert Delort, un classico, scritto negli anni ‘70 e pubblicato in Italia vent’anni dopo.

Il capitolo sulle strutture mentali è interessante. Il peccato nella sua concezione cristiana è dappertutto, l’inferno molto vicino perché la morte è ovunque. La nevrosi fondamentale dell’uomo medievale è allora il tentativo di guadagnarsi la salvezza, per cui ecco i praticanti puntigliosi e quelli che pensano di potersela cavare recandosi in pellegrinaggio per farsi cancellare gli addebiti. La morte non stupisce, è un fatto così normale che viene accettato come un’abitudine, la vita terrena non vale nulla, non è qui la felicità, si vive in funzione della vita eterna che però va guadagnata. Molti sono gli osservanti, molti ugualmente i peccatori, ma si pecca pensando già all’espiazione. Tuttavia ci sono anche i non credenti e i fatalisti: se Dio è onnisciente allora conosce già chi verrà salvato, per cui inutile darsene pena. Gli argomenti a favore del libero arbitrio non convincono tutti perché sono complessi, chi non li accetta vive come se nulla fosse mantenendo solo la prudenza necessaria per non essere scambiato per un demonio. Il demonio, appunto. Ci sono anche i suoi adoratori, gli stregoni e i seguaci delle pratiche magiche che vengono credute proprio in ragione della credenza diffusa in un aldilà popolato da spiriti. Si crede nel demonio perché implicitamente si crede in dio, e viceversa. Gli Inquisitori sanno che il diavolo esiste. I ricchi, in tutto questo, sono spaventati dalla massima per cui “gli ultimi saranno i primi” così che per tentare di scamparla sovvenzionano la costruzione dei luoghi di culto e c’è perfino chi si spoglia di tutti i beni per guadagnarsi la prima fila. In genere anche i comportamenti più cinici sono contraddistinti da un qualche elemento di riparazione in vista della vita eterna, noi oggi diremmo per superstizione, ai tempi perché la salvezza dell’anima era questione seria e ampiamente creduta. Sopravvivono in ogni caso, accanto ai precetti del cristianesimo, le credenze pagane, i miti di mago Merlino, delle foreste druidiche, ecc., tutti però sorvegliati e rimaneggiati dal sentimento cristiano.

Nel medioevo, a scanso di equivoci, si viveva male, all’immagine retrograda diffusa dall’Illuminismo oggi si affianca quella mitica diffusa dal romanticismo di ritorno, ma c’era poco da mitizzare, ad ogni epoca le sue miserie.

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