giovedì 27 dicembre 2018

La potenza impotente

Per esempio sono attualmente impegnato su questo passaggio severiniano: la filosofia occidentale ha tenuto ferma fin da principio l'evidenza originaria del divenire come creazione e distruzione dell'ente, sicché l'ente è ma solo fintanto che è, e per porre rimedio a questa minaccia totalmente imprevedibile della caduta dell'ente nel niente evoca gli immutabili, cioè una dimensione in cui quell'essere corruttibile e mondano è fatto salvo da un principio incorruttibile ultramondano che impone al divenire la sua legge. Senonché questo progetto, seppur millenario, è destinato fin da principio al fallimento proprio perché evocando l'immutabile riconosce l'incontrovertibilità del divenire, mentre quegli eventi imprevedibili ai quali si voleva imporre una legge continuano a lacerare continuamente "la rete degli immutabili e irrompono nell'esistenza come imprevedibilità e novità radicali" e si presentano come "minaccia estrema e mantenuta", ecco che gli immutabili della metafisica si presentano dunque come "potenza impotente", rimedi sognati.

La scienza moderna è allora il rimedio più coerente, e l'ultimo in ordine di tempo, rispetto a quel senso del divenire evocato dalla filosofia occidentale: "La scienza riesce a dominare 'realmente' il divenire, al di fuori del sortilegio in cui l'immutabile dissolve il divenire. Questo dominio effettivo è reso possibile dal carattere sperimentale della scienza. Qui il valore della previsione non è determinato dal senso immutabile della totalità, con la quale l'epistéme anticipa tutto ciò che può sopraggiungere: è l'esperienza a decidere in ultima istanza il valore di ogni previsione, e l'esperienza non consente che la previsione acquisti un valore definitivo e incontrovertibile". Non perché le leggi della fisica siano opinabili ma perché vincolate all'accadere dell'esperienza imprevedibile e quindi sempre in divenire, esposte alla possibilità di essere spiegate diversamente e inglobate in ulteriori teorie.

Nota: Epistéme è in filosofia la conoscenza certa che è in grado di mantenersi stabile contro ogni obiezione, ciò a cui aspira la filosofia fin dal principio, l'epistéme è la caratteristica principale delle metafisiche, cioè delle leggi immutabili che pretendono di dominare il divenire dal "di fuori".

(tutti i virgolettati da Legge e Caso di Severino, Adelphi).

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