Quando sembrava che l'Occidente non avesse nemici in grado di infastidirlo e la dialettica era tutta interna allora si poteva procedere senza grandi intoppi all'opera di depotenziamento delle categorie concettuali che lo sostenevano, il clima era per così dire propizio ai cantori della postmodernità e dell'indebolimento dell'essere in tutte le sue forme, anzi, fino a un certo punto si passava pure per avanguardie. Ma ora che l'occidente si trova direttamente minacciato da un nemico che lo scuote dalle fondamenta è quasi fisiologica la necessità di riorganizzarsi attorno a un nucleo stabile di valori. Ha un bel dire Vattimo che "per vivere più felici, basta con l'idea degli assoluti", e la ricetta parrebbe sulle prime risolvere tutte le questioni in un sol colpo, senonché è proprio questo nucleo di "rifiuto degli assoluti" che fa imbestialire così tanto i nostri nemici, la ricetta che intende gettare acqua sul fuoco diventa l'innesco per l'incendio, per cui bisogna rassegnarsi, non possiamo esimerci di andare allo scontro. In questo contesto si inseriscono poi le velleità di rafforzamento dell'identità cristiana che si vorrebbe far coincidere con quella occidentale tout court, ma è solo una battaglia di retroguardia. Questo è quanto.
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