martedì 28 agosto 2012

Nonostante la città sia ancora deserta e siano sparite anche quelle poche attrattive. La ricciolina ucraina coi polpaccioni e i leggins che vedevo sull'8 quando tornavo a casa la sera, l'indiana dal vestitino svolazzante, magra come un chiodo, che saliva alla stazione nord. Oppure quella del bar, la Dacia Maraini, per via dell'ombretto celeste (sarà una scelta di vita). A guardarla bene Como non è poi così brutta al tramonto, bisogna darle merito. Ci sono persone che abitano a Losalcazzo, in postacci invivibili al margine di periferie inguardabili e come siamo fortunati noi che alla sera possiamo goderci il faro di Brunate o il Baradello illuminato. Esci e se hai l'accortezza di schivare le risse fra ecuadoregni potresti anche passare una piacevole serata. Da solo, ovviamente. Fai attenzione agli ubriachi, al trasù de ciuc, specialità comasca. Un sacco di avvinazzati a Como, perché è una città fredda, è chiaro. Oggi in pausa pranzo uno seduto vicino a me, un tatuato, parlava al telefono con un amico: "Mah... sai, faccio sempre le solite cose con gli stessi amici, non è che c'hai un'amica da presentarmi?". I giri di amicizie a Como sono come tribù di consanguinei, finisce che non ti puoi fare la tua migliore amica pena la scomunica, e s'intende nemmeno l'amica del tuo migliore amico, ma allora, dico io, a che cazzo servono gli amici? Questo qui, poverino, cercava una donna fuori dal suo giro, sangue nuovo. Se è disperato lui che c'ha il tatuaggio, figurati io... io sono la perla di Labuan.

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