sabato 8 marzo 2014

Vorrei qui esprimere la mia opinione sui film di Sorrentino, umilissima e nemmeno troppo originale, e cioè che si tratti di grandi esercizi di stile, estatici ed estetizzanti, in cui personaggi e le situazioni risultano così sfacciatamente costruiti di volta in volta sopra questo o quel mito, che sia più o meno grottesco o surreale, da risultare artefatti a bella posta e cioè una declinazione all'italiana del cinema dei fratelli Cohen, ma con molto più Wenders. Del resto impossibile dare un giudizio originale su qualcosa che originale non è. La grandezza di Toni Servillo, poi, mai capita, ma bisogna dire che sono un fruitore più che sgamato, non mi impressiona più niente. Nemmeno il dandy allampanato con quella perenne espressione fra la maschera della tragedia greca, la dissimulata, ostentata indifferenza e il pulcinella dolente che fuma 'e Camèl (Jep Gambardella, Al Caprino, Tony Pisapia, ecc. ecc.). Perfino quel ringraziare Fellini e Maradona alla premiazione degli Oscar rientra nel paradigma, l'originalità a tutti i costi (che poi la "genialità di Maradona" è robetta da sciampiste), senza dimenticare di rivolgere un caro pensiero alla sua "bellissima famiglia" (ci mancasse mai la famiglia a un italiano, per carità di Dio). Per cadere vittima di un film di Sorrentino occorrerebbe dunque essere ben disposti al richiamo delle ondine, ma troppo sfacciata è l'operazione di ammaliamento, troppe le moine e le suggestioni, un comune Ulisse già si stufa a metà del guado e ti saluto Lorelei.

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