Per spiegare quel tal assunto filosofico che recita "siamo da sempre nella verità", assunto che a più potrà sembrare una delle tante stramberie della filosofia o al limite un cascame di terz'ordine della poesia, m'è tornato utile fare l'esempio di Newton (quando vuoi darti un tono recuperando quel credito che non volevano concederti in veste di filosofo affidati all'esempio scientifico, ci cascheranno come babbei). Newton aveva formulato questa elegantissima legge della gravitazione universale e il colpo di teatro fu tale che per un po' tutti ne rimasero abbacinati, compreso Kant (i maligni diranno che ci voleva poco). Le leggi di Newton parevano le più universali del mondo, la Weltanschauung definitiva e inoltrepassabile, in altre parole, la Verità. Ma poi arrivò Einstein è stravolse tutto, tenne buoni i calcoli ma riplasmò lo spazio e il tempo sulla geometria gaussiana. Se qualcuno avesse detto a Newton che lo spazio s'incurva e il tempo rallenta quantomeno si sarebbe messo a ridere. Ma il tempo e lo spazio si incurvavano anche al tempo di Newton, pur non essendone a conoscenza, Newton abitava già la teoria della relatività generale. E un domani? Un domani forse anche la relatività generale cambierà forma per fondersi con la teoria dei quanti e dare vita a una nuova teoria che a conti fatti abitiamo già, non è stupefacente? Una sorta di cosa in sé che ci determina anche se non ne siamo ancora al corrente.
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