lunedì 16 giugno 2014

Al progressivo sviluppo della tecnica corrisponde il diametrale aumento dell'inquietudine per le sorti dell'umanità, è la grande vicenda dell'umanesimo morente che lotta per la sopravvivenza. Ovunque l'umanesimo cede alla tecnica, come un braccio meccanico inizialmente progettato per potenziare il muscolo ma che ne diventa alla fine il padrone riducendolo di fatto all'atrofia. Per esempio l'economista e banchiere Jacques Attali vorrebbe un'economia dal volto umano in grado di garantire un futuro alle nuove generazioni, Letizia Moratti si spende in grandi elogi: «un’economia che si basa su valori come altruismo, fiducia, solidarietà, partecipazione, amore per la natura» (pare di sentire Vendola a San Patrignano). «Con l’economia positiva cerchiamo di guardare a lungo termine e lasciare invece un mondo migliore - ha concluso Attali - dall’economia positiva si passerà alla società positiva» (qualsiasi cosa voglia dire). Pare dunque che anche il capitalismo stia sviluppando una sua coscienza, il capitalismo sostenibile dal volto umano, quello che non naviga a vista consumando ciecamente il consumabile ma progetta a lungo termine per il bene dell'umanità. Non so se essere scettico o meno, mi limito a prenderne atto. E come si spendeva l'Attali per perorare la causa della democrazia, ultimo baluardo dell'umanesimo, ancora di salvezza (dopo la democrazia il diluvio). E' la democrazia a servirsi della tecnica (nel caso specifico dell'economia) o viceversa è la tecnica a determinare le vicende della democrazia? Ma la cosa interessante ascoltando Attali era questa distinzione fra la dimensione globale dell'economia e quella locale della democrazia, da questa sproporzione, secondo l'economista francese, scaturirebbero tutti i mali del mondo (da cui l'auspicio di una democrazia globale). Dominare l'economia e renderla docile, addomesticata e servile. Grandi speranze.

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