domenica 22 giugno 2014

Qualcuno dice: presto non avremo più parlamentari eletti dal popolo, calcando la mano sull'assenza del voto di preferenza nella neonata bozza di riforma elettorale. Giustissimo, soprattutto per chi vuole intendere che la democrazia sia davvero questa tecnica di governo per cui l'elettore sceglie i suoi candidati, per così dire, ad personam e in cui la volontà individuale si eleva per via direttissima ad interesse generale come trasportata da una corrente a getto. Ma, come saprete, io penso che sia comunque un bene capire che cos'è la democrazia anche a costo di rendersi conto che è molto meno di quanto si pensi. La democrazia è un umore, un sentimento generale, un costrutto culturale a cui un certo bisogno di sentirsi liberi fa appello per confermare il proprio orizzonte di senso, è una traslazione psicologica di un bisogno individuale sul piano politico-sociale, non voglio dire che sia una nevrosi, diciamo una suggestione. Per cui benissimo lottare per l'introduzione delle preferenze, lo farei anch'io qualora decidessi di vestire i panni del paladino della democrazia, sarebbe la cosa più coerente da fare. E intanto penso, altro vecchio cavallo di battaglia, a quel cinese che vede oggi crescere il suo benessere anche in assenza di democrazia e al quale il governo cinese, forte del suo millenario pragmatismo, potrebbe anche finire per concedergliela qualora ne sentisse un giorno il bisogno impellente dandogli l'illusione di contare qualcosa, tanto per scimmiottare l'occidente (del resto copiano le Aston Martin, perché non la democrazia? La Russia lo ha già fatto).

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