Tra un lavoro e l'altro, fra uno sfratto e l'altro, uno dovrebbe pure trovare la lucidità per tenere assieme i pezzi, per trovare il modo di persistere nella generale impersistenza delle cose (e non mi si venga a parlare di precarietà a 41 anni come un'opportunità). L'apoteosi quando ti chiedono: "e non hai un figlio?". E per trasmettergli cosa? Le mie tare e oltre alle tare anche la povertà? Gli voglio troppo bene per metterlo nei pasticci. (a sentire i socialisti è colpa dei liberisti, a sentire i liberisti dei socialisti: un branco di coglioni).
Ne ho 40 e potrei aver scritto io questo post. Forse, al branco di coglioni avrei aggiunto anche i sindacati: tempo fa, ad un illustre rappresentante della CGIL nazionale -sezione precari- ho chiesto che senso avesse versare i contributi INPS se dopo una vita di lavoro mi sarebbe spettato il minimo (500 euro o giù di lì). Gli ho anche detto che se avessi potuto avrei mandato l'INPS a farsi benedire e versato i miei soldi a un'assicurazione. L'illustre rappresentante mi ha guardato storto e mi ha risposto che versare i contributi è una questione di solidarietà. Il che vuol dire che affamano me per pagare la pensione di qualcun altro, e questo per loro è solidarietà.
RispondiEliminaAndrea F