La neve è un fenomeno atmosferico abbastanza conosciuto, si tratta di un tipo di precipitazione in forma di acqua ghiacciata formata da una moltitudine di cristalli aventi base simmetrica esagonale. Le precipitazioni nevose sono testimoniate fin dall'antichità, tanto è vero che già gli antichi greci avevano una loro divinità della neve, Chione, non ne avevano invece una per l'Itterbio, che fu scoperto solo nel 1878. Lo dico per chi ha i nervi già provati dalla pandemia e pare guardare alla neve per la prima volta come si trattasse di una pioggia radioattiva: è un fenomeno del tutto naturale. L'antico cavaliero sfidava la peste a viso aperto, tanto c'era l'aldilà, l'übermensch di oggi, che ha ucciso Dio e dice sì alla vita, se la fa sotto alla prima pandemia e una semplice nevicata gli appare come un segno dell'Apocalisse: è vero che il Covid può annidarsi anche dentro i fiocchi di neve? In tal caso sarà bene mettersi i guanti prima di toccarli.
lunedì 28 dicembre 2020
La neve
sabato 26 dicembre 2020
Il commissario
Un morto sparato in una rapina, niente di nuovo, nessun testimone, nessuna telecamera, nessuno aveva visto o udito alcunché, e non perché fossero tutti istruiti alla legge dell’omertà, che avrebbe almeno comportato un impegno, un indizio di intelligenza seppur indirizzata alla perpetuazione del male, macché, semplicemente ognuno era beatamente calato negli affari suoi: i passanti passavano, i barbieri sbarbavano, nessuno si era preoccupato di udire o percepire lo sparo, confuso com’era fra i rumori della strada, ché a un fattorino, o per meglio dire, a un “addetto alle consegne”, poteva essere sfuggita qualcosa di mano, o poteva essere stata la marmitta di un motorino che a volte scoppietta per motivi forse inerenti a qualche speciale trucco del carburatore, insomma, il morto stava lì per terra, nella sua consueta pozza di sangue, l’assassino svaporato, come un fantasma.
Il commissario arrivò sul posto perché quel morto era toccato a lui, lo faceva per lavoro, e aveva un metodo: lasciava che le cose andassero per conto loro indagando il minimo indispensabile, se le circostanze l’avessero permesso, l’assassino sarebbe stato consegnato alla giustizia, altrimenti pazienza, la vita sarebbe andata avanti comunque, eccetto che per il morto. Con il suo metodo, al limite del menefreghista, aveva comunque risolto più casi dei suoi colleghi che invece si incaponivano a tentare di comprendere, a interrogare i fatti e le persone, quando invece non c’era niente da capire, casomai solamente da prendere atto: a non incomodarla troppo la realtà restituiva sempre un colpevole.
Il morto, dal canto suo, era morto senz’ombra di dubbio, gli avevano sparato un colpo in pieno petto, a breve distanza, questo poteva indicare che l’assassino era un tipo pratico, uno che badava al sodo, oppure che aveva optato per la soluzione più facile. Sì, ma perché sparare? L’assassinato era il proprietario di un negozio, un ferramenta. Non sembrava aver opposto resistenza, la cassa, ancora aperta, era stata svuotata. Preso il denaro non ci sarebbe stato motivo di prendersi anche la briga di premere il grilletto, fatto, questo, che in generale aggrava notevolmente la posizione del colpevole, qualora acciuffato. Il commissario, che di suo non sapeva nemmeno attaccare una mensola, si sentiva a disagio in quell'ambiente pieno di utensili appesi alle pareti, la metà dei quali non conosceva nemmeno di vista. Magari era stato solo un regolamento di conti camuffato da rapina, un depistaggio, ma era ancora presto per dirlo. Lasciò fare ai periti che gli avrebbero poi presentato le loro conclusioni e lui avrebbe dovuto solo indirizzare le cose nella direzione che avrebbero indicato i referti: se il crimine era la patologia, lui sarebbe stato il medico di base.
Per la verità lui avrebbe preferito indagare, come tutti, sul caso Cacchione, o “il delitto di Melania” come lo chiamavano i giornali appropriandosi indebitamente dell’intimità della vittima, come se quella povera ragazza che avevano trovato priva di vita ripiegata come un manichino nella sua vasca da bagno fosse stata la loro amica del cuore. Il caso aveva avuto una certa risonanza mediatica, qualcuno era stato pure intervistato, colleghi, ma soprattutto pezzi grossi della procura che passavano il tempo a fare buchi nell’acqua e che erano comunque balzati agli onori della cronaca quasi fossero dei Montalbano, per non dire Sherlock Holmes. A lui, invece, sarebbe toccato il ferramenta.
[Continuo?]
Santo Stefano
venerdì 25 dicembre 2020
Auguri
mercoledì 16 dicembre 2020
San Gennaro
In un certo modo dobbiamo la fortuna di San Gennaro all'imperatore Diocleziano, croato, riformatore dell'Impero e grande persecutore di cristiani. Senza Diocleziano la Chiesa cattolica si troverebbe oggi di molto sprovvista in fatto di martiri e di santi. Sicché accadde che Gennaro, vescovo di Benevento, fosse messo a morte dalle autorità romane, ma Gennaro era un osso duro e gettato una prima volta dentro una fornace ne uscì praticamente crudo, comprese le vesti nel frattempo divenute ignifughe. Si ritentò quindi condannandolo alla sbranamento a mezzo fiere presso l'Anfiteatro di Pozzuoli, ma le fiere, poste di fronte al vescovo, non trovarono il coraggio di infierire. Sempre presso la Solfatara, ormai disperando di riuscire ad ammazzarlo, si decise come extrema ratio di condannarlo alla decapitazione. La tradizione vuole che durante l'esecuzione Gennaro si fosse portato un dito alla nuca per sistemarsi la benda davanti agli occhi e che proprio in quell'istante il boia calasse il colpo fatale. Questa volta niente trucchi, la lama spiccò di netto il capo del santo, e con il capo anche il dito. Il governatore romano tirò un sospiro di sollievo. Una donna, secondo alcuni di nome Eusebia, si precipitò a raccogliere il fiotto di sangue dentro due ampolle com'era in uso presso le corti quando si faceva il sanguinaccio. Quella stessa notte Gennaro apparve in sogno all'incaricato di raccogliere le sue spoglie mortali chiedendogli gentilmente se era possibile recuperargli anche il dito. Dito, capo e ampolle vennero conservate come reliquie, il resto del corpo tenuto da parte per le occasioni importanti. D'altronde per fare un martire ci
vuole anche un carnefice e dalla fantasia del carnefice dipende
generalmente la fortuna della rappresentazione. Una delle due ampolle è oggi semivuota poiché parte del suo contenuto venne sottratto da re Carlo di Borbone, il quale, divenuto re di Spagna, ne portò un poco con sé come segno di buon auspicio. Successive analisi di laboratorio hanno accertato che il sangue del santo si presenta alla vista di colore rosso cupo tendente al bordeaux, viscoso per la maggior parte dell'anno e liquido preferibilmente in presenza dei fedeli. Prima della performance è buona regola tenerlo un poco vicino al termosifone.