lunedì 11 novembre 2019

Eraclito

Con Eraclito di Efeso siamo di fronte alla prima vera star del pensiero occidentale. Gran cerimoniere del divenire, riassunto nella massima Pánta rheî, "tutto scorre" (in realtà da attribuire a un suo discepolo), Eraclito afferma che il mutamento continuo di tutte le cose corrisponde alla realtà effettiva in sé e per sé, e per questa caratteristica venne più tardi celebrato da Nietzsche e tenuto nella massima considerazione dai contemporanei. Tutte le cose sono fatte di fuoco, che nel pensiero di Eraclito rappresenta lo stoichéion, cioè quell'elemento comune a tutti gli elementi che non è ulteriormente analizzabile. L'archè invece, il principio, è la "contesa", pòlemos, cioè il fatto che tutte le cose siano in opposizione fra di loro, unite, sì, ma nell'opporsi, sicché dall'alternarsi del giorno e della notte scaturisce la giornata, così come il vivente è allo stesso tempo il morente e la strada in salita e in discesa è la medesima, dipende da che parte la si guarda. Dunque le cose giungono alla realtà rispondendo alla legge dell'opposizione, una volta apparse si oppongono, il loro essere uguali, cioè il principio che le accomuna (l'archè) sta proprio in questo loro bilanciarsi nell'opposizione. L'argomento inerisce al concetto di dialettica, non a caso Hegel di lui ebbe a dire: «Non c'è proposizione di Eraclito che io non abbia accolto nella mia Logica», seppure in Eraclito la dialettica non tende ad altro scopo che non sia il sempiterno moto delle cose (del resto, fra lui ed Hegel ci sono duemila anni di cristianesimo che di scopi è fabbricatore instancabile). Non si bagnò mai due volte nello stesso fiume, non per motivi di igiene personale quanto per il fatto che l'acqua non permane mai nella stessa forma, e l'acqua è appunto una metafora perfetta del divenire; tuttavia il caos è possibile solo perché tutto si tiene e si controbilancia, come nel moto ondoso in cui ad ogni cresta corrisponde un ventre, c'è dunque un ordine nel caos apparente delle cose, questo ordine, questa legge, è il Logos di cui solo gli svegli, cioè i risvegliati alla sapienza, sono consapevoli, tutti gli altri dormono. Dal canto suo Eraclito ci lasciò con una frase sibillina: «Attendono gli uomini, quando sian morti, cose che essi non sperano né suppongono», insomma: chi morrà, vedrà.

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