lunedì 27 aprile 2015

Gelassenheit

Va bene, mi arrendo. Pare che radice di molti malesseri sia ormai questo attrito che si è venuto a creare fra l'uomo e la tecnica. La macchina originariamente pensata per mettersi al servizio dell'uomo si è talmente sovradimensionata che minaccia di schiacciarlo e di prenderne bellamente il posto. E' un tema classico, quello della creatura che si ribella al suo creatore. Per cui voglio da oggi mettere da parte lo scetticismo riguardo la possibilità di un ripensamento del nostro rapporto con la tecnica e mettermi anch'io a pensare a una seria alternativa. Escluso il marxismo, la lamentela heideggeriana e vattimian-galimbertiana, esclusa la nostalgia del passato. Vi indicherò un'altra via, anche se ancora non so bene quale (oggidì se non dici anche tu la tua sulla tecnica non sei praticamente nessuno). La tecnica ha molti nomi: modernità, secolarizzazione, individualismo, globalizzazione, progressismo, capitalismo. Cattolici e marxisti sono oramai uniti nella comune lotta contro il moloch della modernità che tutto pretende e tutto divora. Ci si mettano anche le destre sociali, l'ecologismo, il veganismo, l'animalismo, i no-global e i no-tav. Detto questo, qui il problema fondamentale rimane uno solo: riuscirà a ritagliarsi un suo posticino nella modernità un ultraquarantenne che si avvia mestamente alla cinquantina e che fra non molto non riuscirà nemmeno più a trovare un lavoro? Dalla soluzione al quesito dipenderà la qualità della risposta: se sì, allora tutto bene, nella modernità si troverà benissimo e lunga vita al capitalismo; se no, allora sotto con l'anticapitalismo e dagli al progresso e alla modernità cattiva matrigna che ci usa finché siamo buoni e poi ci getta via quando non le serviamo più (probabile che mi troverete sotto un ponte con il libretto rosso in una mano e nell'altra i buoni della Caritas, Gelassenheit un bel cazzo).

5 commenti:

  1. Sono arrivato alla conclusione che gran parte del mio malessere per quel che sta fuori di me è solo una proiezione e che il disgusto e il fastidio che dichiaro di provare per la cosiddetta modernità è una comoda valvola di sfogo.

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    1. Certamente, però nemmeno darsi tutta la colpa, è un continuo scambio fra il cosiddetto "interno" e il cosiddetto "esterno".

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    2. Infatti sono anche convinto che gran parte del mio malessere per quel che mi sta dentro è il frutto della miserabile famiglia che mi ha generato. E ne ho le prove!
      Saluti

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  2. tutte 'ste sudate carte, tutta 'st'erudizione, tutta 'sta supercazzora e alla fine abbiamo un postcraxiano (primum vivere, deinde...)?

    (su Gelassenhait c'hai raggione, è una mezza pippa sopravvalutata. meglio investire in un bel portiere giovane tipo Curtois)

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