domenica 3 agosto 2014

Infinite jest

E' poi curioso trovare fra i più convinti sostenitori di Israele gli atei più atei e gli atei più devoti. Mi risulta difficile comprendere perché mai un ateo debba prendere così a cuore la questione dello stato di Israele, non riesco a capirlo, è un mio limite. Tutta quella paccottiglia biblica, quel peplum indigeribile sul quale si fonda il diritto dello stato di Israele, speculare in linea di principio al diritto accampato dai seguaci dell'Islam - perché lì, in quel fazzolettino di terra spelacchiato, devono accampare diritti un po' tutti, appuntadovi sopra i loro templi come spilli segna mappe - tutta quella paccottiglia, dicevo, non dovrebbe affascinare più di tanto l'ateo che irride le religioni. L'identità religiosa è quella iattura in nome della quale non si finisce mai di accopparsi, eppure ancora stiamo qui a discutere e fare il tifo per questo o per l'altro sulla base di presupposti che non sono i nostri (e voglio dire noi, gli atei, gli agnostici e i senza dio, ma sarebbe meglio dire i 'senza religione'). Perché gli ebrei sono occidentali, dicono, e dobbiamo fare il tifo per l'occidente. All'opposto: perché i palestinesi sono stati cacciati dagli ebrei per cui dobbiamo tifare per i poveri disgraziati. I cananei, io dico, i cananei dovrebbero accampare diritti di precedenza su tutti gli altri! (vedete bene com'è più facile scadere nel ridicolo). Se mi dicono: "io sono ebreo" io rispondo "tanto piacere" e la cosa finisce lì. Oppure nell'essere ebreo c'è compresa anche qualche altra qualità innata e metafisica che mi sfugge, quale il diritto sullo stato di Israele o la capacità di dividere le acque? Insomma, avete capito: io proprio non capisco, perché se la questione si riducesse a una pura mozione di simpatia per questo o quello schieramento, occidente contro oriente, civiltà contro barbarie (sempre con la civiltà, ci mancherebbe!), allora tanto vale che riprendo a seguire il calcio.

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