A proposito di battaglie di retroguardia, nella cattolicissima Irlanda vince il sì al referendum sui matrimoni egualitari e già Il Foglio irrompe con un bilioso articolo: «Perché nella mia Irlanda oggi è morta la democrazia». L'egemonia culturale gender, i falsi miti di progresso, l'establishment politico e culturale che ha distrutto il tessuto della società. E ancora, il silenzio dei vescovi codardi e la chiesa diventata inutile. Eppure io dico, da laico agnostico e nichilista, che è proprio da una speciale interpretazione del cristianesimo che talvolta può scaturire quella estrema bontà d'animo, quell'amore per il prossimo, per cui si è disposti ad accogliere le ragioni dell'altro fino a riconoscerne il diritto ad amare una persona del suo stesso sesso. Ricordatevi di Vattimo, comunista e credente, gay e anticapitalista, per cui l'amore resta in sé sempre il medesimo, che sia omosessuale o meno, comunque "dono del Signore" (per dirla alla Tim Cook). Non vuole e non può ammettere, la Chiesa, che forse anche il messaggio cristiano sta mutando geneticamente, che le sta sfuggendo di mano, che si adatta ai tempi con una velocità superiore rispetto a quella della dottrina, e non può essere altrimenti, succede sempre così. Non è a motivo dei gay che la famiglia tradizionale cede il passo, piuttosto la vicenda della liberazione omosessuale è un sintomo di un processo più ampio di disgregazione generale dei valori, sopravviveranno solo quelli che permetteranno una maggiore adesione alla volontà personale, sempre nel rispetto delle reciproche volontà, che ogni volta concorderanno in modo occasionale e contingente il livello di liceità al quale attenersi. Piaccia o non piaccia.
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