C'è voglia di Tsipras, c'è voglia di sinistra, pure il signor D'Alema s'è fatto prendere dalla nostalgia. C'è da capirli, là i greci affossati dai tecnocrati, qui i pidiessini affossati da Renzi, la suggestione di Syriza è come il canto delle sirene di Ulisse. Magari i greci continueranno ad avere poco di che mangiare ma si consoleranno pensando al bel Tsipras che pensa tanto caramente a loro. Si comincia con una startup per la condivisione gratuita dei peperoni fritti sul modello di Uber. E poi tanta solidarietà e altruismo, un ritorno alla frugalità epicurea. Ma non è forse un'economia forte che rende anche solo possibile l'ipotesi di un welfare universale, con più denaro a disposizione e meno disoccupazione da foraggiare? Ho imparato a diffidare del luogo comune secondo cui l'altruismo è la virtù suprema, l'altruismo è sempre interessato, se non altro per appagare il nostro senso di giustizia. E' nota invece la teoria secondo la quale il benessere generale scaturisce come fenomeno emergente dalla correlazione dei singoli egoismi. Bene, dico io, utilizziamo astutamente le debolezze umane (che dell'uomo sono invece le qualità più consistenti) per garantirci politiche di welfare snelle e veramente efficaci, redistribuire ricchezza sarà molto meglio che redistribuire povertà.
Ogni giorno imparo una nuova teoria, per il benessere generale meglio la correlazione dei singoli egoismi, che l'altruismo. Effettivamente il più delle volte non è proprio disinteressato. Ma che l'egoismo o la correlazione o il contrasto tra i singoli egoismi possa redistribuire ricchezza mi suona come una stonatura.
RispondiEliminaA quello ci pensa la politica di welfare attraverso l'onnipresente prelievo fiscale, tutto sta a misurarne la giusta proporzione, praticamente il santo graal. Ma quello che mi premeva dire è che senza ricchezza niente welfare.
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