Qualunque spiegazione è meglio di nessuna spiegazione, questa regola aurea che viene dal passato (Crepuscolo degli idoli) si può benissimo applicarla alla politica. Come nasce l'infatuazione, la volontà di credere a questa "proposta politica" piuttosto che a un'altra? L'ignoto, la crisi, il senso di spaesamento si manifestano originariamente come stati emotivi e fisiologici in cui prima di tutto percepiamo un dolore, un malumore, un malcontento. Per cui noi attribuiamo più facilmente valore di verità a spiegazioni che allontanano l'insicurezza e con l'insicurezza l'infelicità. Il trucco di un movimento politico ben riuscito, in grado di creare la famosa "massa critica" - e qui ci inseriamo noi -, sta nel riuscire ad entrare in sintonia con questo bisogno fisiologico di uscire dall'insicurezza e cioè nel rendersi consolatorio, di farsi percepire come tale in un determinato passaggio storico. Perché è così difficile convincere un politico che ha torto? Non solo perché recedere dalle sue certezze comporterebbe uno screditarsi agli occhi dell'elettore, il quale riversa nel politico le sue aspettative di senso, ma perché "il piacere e la forza dell'argomentazione viene scambiata per la verità dell'argomentazione" (Carlo Sini, "Il problema psicologico della conoscenza" - Lez. 4 - @Filosofia e Metodo - P. 1/2). Dunque il politico si specchia nei suoi argomenti, i quali gli devono dare piacere, trasmettere un senso di forza, le cose devono stare così perché se stanno così sto bene, il criterio è il piacere (e la nostra è prima di tutto una società del piacere alla continua "ricerca della felicità").
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