martedì 20 maggio 2014

E libera di qui e libera di là a forza di liberare viene meno anche il senso del dovere, e chi ha più voglia di fare sacrifici e caricarsi di responsabilità, per la Patria, per giunta? Da quando la libertà è diventata merce a buon mercato (libertas abundat in ore politicorum, e mi scuseranno i latinisti), chiave universale per aprire ogni porta, ci si stupisce che vi sia ancora qualcuno che si faccia carico del bene comune, posto che non sia la semplice somma degli egoismi personali, come vorrebbero certi residuati dell'ideologismo novecentesco. Liberi di consumarsi, slegati da ogni vincolo etico e morale (Ratzinger si sarebbe messo le mani nei capelli, Bergoglio ci vede un'occasione), il liberarsi per il liberarsi, la furia del dileguare. C'è un transfert in atto fra il Dio agonizzante è la nevrotica urgenza di riempirne il vuoto, vuoi con la Scienza (liberatoria par excellence), vuoi nella cronica aspirazione a una liberazione permanente che non ha altro scopo se non la novità come medicamento per la frustrazione del momento (è per questo che non dura più niente, la soluzione di oggi tornerà ad essere l'impedimento per la realizzazione di un domani).

(prima gli animali si ribellano agli uomini e si impadroniscono della fattoria, grande entusiasmo fra il pollame, poi i ronzini si rendono conto di essere stati mandati al macello su ordine dei suini che nel frattempo si sono fatti nuova classe dirigente, ci si potrebbe scrivere un libro).

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