A leggere della carrellata di politici che si sono inguaiati per via dei figli m'è venuto da pensare che non già ai preti bisognerebbe prescrivere la castità, ma a tutti coloro che si occupano della polis. Di più, per non correre il rischio che favoriscano in ogni caso la parentela, occorrerebbe prelevarli dalle loro culle ancora in fasce e forgiarne l'attitudine politica sopra un'isola deserta tenuti a riso e fagioli, come sull'Isola dei Famosi o alla maniera della Repubblica di Platone. Intendiamoci, non che ritenga di per sé proibito attivarsi per dare un futuro ai figli nell'azienda di famiglia, la cosa salta più all'occhio se l'azienda di famiglia diventa il ministero delle infrastrutture. E con le grandi dinastie politiche americane, mi direte, come la mettiamo? Non mi si dirà che il clan dei Bush o dei Clinton non abbiano già pronta una rete di conoscenze ed amicizie altolocate all'interno della quale giocarsi la propria personale vicenda familiare? Il confine è labile, il nepotismo è stabile, ovunque conta di più il giro che frequenti del curriculum personale, conta il cognome, la referenza, la segnalazione, basta solo non esagerare.
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