venerdì 4 aprile 2014

Perché siamo schiavi del nostro carattere, della nostra storia, delle nostre inclinazioni, chi può chiaramente dirsi libero o completamente autonomo rispetto alle pulsioni che smuovono la coscienza? Non siamo certo noi a deciderle, non siamo noi a suscitarle a comando. Per molto tempo mi sono sentito obbligato a dirmi e a sentirmi libero, ma non erano i miei panni quelli che vestivo. A mia parziale discolpa posso dire che anche Sartre pensava che la libertà non fosse un valore di cui possiamo disporre a piacimento. Forse c'era il timore di smentire tante belle cause liberali e libertarie a cui mi stavo dedicando con così tanta passione, ma ora non ci vedo contraddizione, ero mosso più di quanto stavo smuovendo. Per cui ora mi appare chiaro che tutto ciò che sembra apparentemente il frutto di una propria libera scelta è in realtà semplicemente qualcosa che accade e rivendicarlo come proprio è il più inaudito atto di superbia.

3 commenti:

  1. Per cui ora mi appare chiaro che tutto ciò che sembra apparentemente il frutto di una propria libera scelta è in realtà semplicemente qualcosa che accade e rivendicarlo come proprio è il più inaudito atto di superbia.

    Zen.
    (Mi sto psicanalizzando a tue spese: le tue riflessioni spesso mi si adattano, così mi va di ringraziarti, almeno).

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    1. Spero psicanalizzando in bene perchè a me di solito riesce in male!

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    2. Fosse per me, la psicanalisi dovrebbe necessariamente attraversare la pratica quotidiana della filosofia.
      I tormenti esistenziali nascono in seno alla società, di cui l'individuo, ogni essere umano, è parte. Anche e soprattutto quando messo in disparte.
      Ben lo sapeva C.G. Jung, che per comprendere le origini di alcune umane tragedie andò a scavare fin dentro la mitologia.
      Insomma, sì: bene. E' una terapia psicanalitica molto stimolante.
      A te viene meno bene per via che (forse) ti mancano il tranfert e il contro-tranfert, cioè il passaggio del riconoscere nell'altro il tuo stesso patimento.
      Riconoscimento che non lo azzererebbe, sia chiaro, ma lo sposterebbe nella sua reale dimensione, che è quella dell'attuale nefasta condizione del quotidiano vivere in un mondo a misura di macchina che esclude te (e me, e noi) dalla condizione umana.
      Ciò che cura la filosofia è il male oscuro della consapevolezza, di cui gli incoscienti, ovviamente, non soffrono.

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