C'è
troppa acredine nei confronti di Renzi così come ce n'era nei
confronti di Berlusconi, acredine rivolta verso l'habitus mentale e
anche verso la persona, intesa come legittima proprietaria del suo
habitus. Dalla mia privata prospettiva hegeliana inviterei a
considerare queste figure come eroi comici e cioè Renzi come
Resultat o ultima incarnazione in ordine di tempo di un certo
movimento globale della politica e cioè l'approdo verso una sempre
più puntuale adesione alla tarda post-modernità, ora intesa come
“ammodernamento” ora come “svecchiamento”, adeguamento a
istanze che si vorrebbero dire concrete più che ideologiche. Comici
in quanto il “concreto” di cui si vorrebbe essere paladini si
riduce di fatto ad una serie di pose da innovatori che non vanno
quasi mai aldilà della forma, essendo che nessuno pare abbia la
benché minima idea di cosa sia necessario fare per raggiungere un
qualsivoglia risultato “concreto”, le grandi riforme economiche
si risolvono puntualmente in grandi partite di giro che non danno il
la ad alcun meccanismo virtuoso. Vittime dei tempi più che
precursori, prodotti più che produttori, istrioni e interpreti della
comédie intenti
a reggerne il senso cercando di alimentare quanto più possibile
l'illusione di un sempre più nuovissimo rinnovamento. Grillo attende
sornione all'incasso, nuovo tassello del movimento dialettico fino
alla fase successiva e così via (in questo senso le vicende
politiche di un paese intese come pencolamento infinito fra incanto e
disincanto).
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