Lavoro molto in questo periodo e sono troppo stanco per mettermi a scrivere anche solo due righe, ma in compenso seguo parecchi dibattiti filosofici via web e mi rendo conto che il leitmotiv è sempre lo stesso, e cioè il bisogno di superare lo status quo, il ristagno nichilista, l'attuale struttura economico-sociale, che la si voglia chiamare "capitalismo" o "dominio della tecnica". Posso capire. Il guaio è che il mio problema è fondamentalmente esistenziale, e cioè dare un senso alla condizione mortale, per cui non riesco comunque ad appassionarmi alle questioni in ballo. Anche l'ipotesi di vivere un giorno in una società più giusta non mi sarebbe di gran consolazione, la felicità del mortale, il quale è felice finché il destino glielo concede, mi appare un po' come la risata isterica del condannato al patibolo o come l'ebbrezza dell'ubriaco, in buona sostanza, ogni possibile felicità mi appare irrimediabilmente avvelenata dal cadavere in potenza.
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