Al
punto II Malvino si chiede, per interposta persona, perché gli
intellettuali non amano il liberalismo, o meglio, perché gli
intellettuali in genere avversano il capitalismo, finendo per
abbracciare l'ipotesi «rozza ma assai più appagante» di Robert
Nozick per cui «gli intellettuali sono ostili al liberalismo perché
le società che lo adottano non remunerano adeguatamente gli anni che
essi hanno sacrificato allo studio». Può anche essere, ma non
necessariamente. Vale per molti intellettuali quel concetto della
filosofia hegeliana che si indica con il termine di “coscienza
infelice”, per cui spesso il buon borghese o comunque l'uomo
danaroso, lo scrittore e il filosofo di grido eventualmente ben retribuito da università americane, quasi sentendosi in colpa o per un puro
slancio dell'animo o forse grazie alle sue spiccate doti
intellettuali, si dica in grado di avvertire le insidie del
capitalismo pur traendovi vantaggio. Adeguatamente pagati o meno, non sembra essere
questione di riconoscenza, non sembra bastare l'esempio edificante ma
soprattutto remunerativo dell'economia di mercato ben applicata al
proprio caso personale a consolare l'irrequieto. Sono dunque portato
a pensare che l'intellettuale generalmente avversi il capitalismo in
quanto restio a farsi giudicare secondo il principio dell'efficienza
e dell'utilità pratica (ma per dire questo basta un professor
Bellavista o eventualmente anche un Galimberti). Per giunta se
bastasse all'intellettuale farsi ben remunerare dalla società
capitalista per convincersi incontrovertibilmente della sua validità,
saremmo paradossalmente costretti ad ammettere come vero il principio
marxiano per eccellenza secondo cui sono le forme della sussistenza
che determinano le forme della coscienza, il che non è proibito ma sarebbe assai
divertente.
La butto là solo come ipotesi o sentimento o cazzo ne so: secondo me, liberalismo e capitalismo sono antitetici perché quest'ultimo prende per il culo il primo con la faccenda che sarebbe il solo sistema economico in grado di garantire la libertà universale. Ma libertà da che? Chi è libero di non lavorare e non dormire sotto un ponte? Lapo Elkann?
RispondiEliminaMarx non ha mai sostenuto che le forme della sussistenza determinano la coscienza. Questa è una lettura molto schematica e falsificante, tant'è vero che Engels cita quale esempio di materialismo volgare proprio quello di Feuerbach laddove questi sosteneva che l'uomo è ciò che mangia. Se provi a considerare, per esempio, la prima tesi su Feuerbach di Marx, credo tu possa trovare materia su cui riflettere sul tema.
RispondiEliminaMarx considera il movimento sociale come un processo di storia naturale retto da leggi che non solo non dipendono dalla volontà, dalla coscienza e dalle intenzioni degli uomini, ma anzi, determinano la loro volontà, la loro coscienza e le loro intenzioni. Ma tutto ciò avviene in modo mediato. Per es.: genesi e funzione delle forme ideologiche non sono questioni che possono essere affrontate – proprio partendo da Marx ed Engels – prescindendo dal mezzo materiale, segnico, della loro manifestazione.
Scrivevano giovincelli:
Il linguaggio è antico quanto la coscienza, il linguaggio è la coscienza reale, pratica, che esiste anche per altri uomini e che dunque è la sola esistente anche per me stesso, e il linguaggio, come la coscienza, sorge soltanto dal bisogno, dalla necessità di rapporti con altri uomini. Là dove un rapporto esiste, esso esiste per me; l’animale non « ha rapporti » con alcunché e non ha affatto rapporti. Per l’animale, i suoi rapporti con altri non esistono come rapporti. La coscienza è dunque fin dall’inizio un prodotto sociale e tale resta fin tanto che in genere esistono uomini. Naturalmente, la coscienza è innanzi tutto semplice coscienza dell’ambiente sensibile immediato e del limitato legame con altre persone e cose esterne all’individuo che prende coscienza di sé …..
eccetera
Insomma, mi pare che Marx ed Engels pongano la questione “sussistenza” in un modo un tantinello diverso da come usa porlo la vulgata corrente alla quale evidentemente, e non solo in questo caso, tu ti associ.
Fa molto comodo far passare Marx per ciò che non è stato, ma anche questo si spiega e non solo per una questione di pancia, anche nel tuo caso. Da uno intelligente come te ci si aspetterebbe almeno letture di prima mano.